Foxwarren, la band.
Andy Shauf è un cantautore canadese poco più che trentenne che ha avuto la fortuna di nascere in un negozio di strumenti musicali, quindi ne suona parecchi, e con una buona competenza. Questo lo avvicina, per esempio, al talento di Jonathan Wilson, con il quale condivide, però, una certa mancanza di originalità delle composizioni. Foxwarren è il suo progetto di gruppo, condiviso con un amico d’infanzia, il chitarrista Dallas Bryson, e con la sezione ritmica dei fratelli Kissick, Darryl al basso ed Avery alla batteria. Per distinguere il leader dagli altri, è sufficiente sapere che è l’unico senza barba, ma quasi sempre con il cappellino…
Foxwarren, il disco
Passando all’ascolto, questo disco d’esordio porta con sé influenze molto varie. Una che colpisce subito, con il primo e, soprattutto, con il quarto brano, è quella con gli America più orchestrali (magari quelli di Holiday prodotti da George Martin). Per chi scrive, comunque, non è assolutamente un difetto. Un’ulteriore connessione con il trio è la passata militanza di Andy Shauf nell’ambito del pop cristiano, ragione per cui Dan Peek lasciò gli America nel 1977, nel pieno del loro successo planetario.
Le influenze di Andy Shauf, mente dei Foxwarren
Molto si è scritto anche sulla voce di Shauf paragonandola a quella di Elliott Smith, ma si sbaglierebbe a considerarlo un suo epigono. Evidentemente l’ascolto dei dischi del cantautore di Portland ha influenzato molti musicisti di quest’età, e non potrebbe essere diversamente, per fortuna. Trattandosi di un artista canadese, qualche traccia dell’arte del Neil Young più tranquillo la si può trovare, come nella finale Give It A Chance, ma non è certo lui il faro che guida i Foxwarren. Disco quindi incoraggiante, fresco di armonie e di suoni ottimamente registrati, cui manca un po’ d’originalità per emergere; ma trattandosi di un esordio possiamo alzare certamente entrambi i pollici a questa sorpresa di fine 2018.
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