Greta Van Fleet - Anthem Of The Peaceful Army | Recensione TomtomrockUniversal - 2018

Greta Van Fleet, l’ultimo grido (un po’ stridulo) del rock.

Greta Van Fleet - Anthem Of The Peaceful Army | Recensione Tomtomrock
Universal – 2018

Tutti dicono che i Greta Van Fleet copiano, in modalità più fanfarona, l’hard rock dei Led Zeppelin, ed è vero. Però nella loro musica si sentono anche altre cose. Il primo pezzo di Anthem Of The Peaceful Army, Age Of Man,  fa pensare ai Pavlov’s Dog (pomp-rock, diciamo). Il secondo, The Cold Wind,  viaggia dalle parti del rock sudista. Una volta arrivati alla ballata You’re The One ecco che i referenti diventano Scorpions e Foreigner. Anche i Boston occhieggiano qua e là….  I GVF hanno dunque un problema comune a molti loro coetanei:  fanno pensare a  maestri di tanti anni fa senza la capacità di rielaborarli. Il guaio ulteriore è che, rispetto ad altri citazionisti quali, ad esempio, i Lemon Twigs, i nostri sembrano mancare di arguzia. Sono, come si diceva un tempo, zarri.  D’altronde arrivano da Frankenmuth, Michigan, assurda cittadina in stile bavarese.

Il successo dei Greta Van Fleet

Tuttavia i Greta Van Fleet hanno successo. La tournée europea attualmente in corso snocciola un sold out dopo l’altro. Li adorano i ragazzi di mezzo mondo, che dei Led Zeppelin hanno solo sentito parlare dai padri (o dai nonni). Ma anche l’anziano classic rocker Bob Seger, che arriva pure lui dal Michigan, li ha richiesti quali opening act di un suo concerto. Hanno persino avuto la benedizione artistica proprio del Led Zep più famoso, Robert Plant (il quale non teme certo la concorrenza della voce sempre sull’orlo di una crisi di tosse di Josh Kiszka).

Insomma, hanno già vinto. E, paradossalmente, hanno vinto grazie anche all’epica stroncatura di Pitchfork (voto 1,6) che li ha fatti conoscere ancora di più. Chiaro, hanno proprio l’aria di un gruppo da talent show e si atteggiano parecchio. D’altro canto non va dimenticato che la passione per la posa e il sogno di diventare star fanno parte della carta costituzionale del rock.

I Greta Van Fleet salveranno il rock?

Rock è anche la parola che consente di trovare un paio di motivi per apprezzare questi ragazzi. Se  il rock sta morendo, almeno i Greta Van Fleet gli forniscono un paio di bombole a ossigeno. Così come è meritoria la loro trasfusione di ormoni all’idea di  album, oggi in netta difficoltà di fronte all’avanzare delle compilation. E se è vero che Anthem Of The Peaceful Army è un titolo retorico, almeno parla di pace in tempi di sempre più diffuse guerre sociali. (Peccato solo che agli italiani di una certa età – i quali peraltro non si interesseranno in massa al disco –  ricordi un infausto slogan elettorale di Achille Occhetto.)

Magari al prossimo disco i Greta Van Fleet non saranno più così di moda, intanto però un po’ di polvere l’hanno sollevata e questo è un bene. Quanto alla qualità sonoro del disco, diciamo che si può rovesciare il voto di Pitchfork, quindi:

Greta Van Fleet - Anthem Of The Peaceful Army
6,1 Voto Redattore

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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