Ifriqiyya Electrique – Laylet El BooreeGlitterbeat Records - 2019

Ifriqiyya Electrique in versione rinnovata su Laylet El Booree.

Ifriqiyya Electrique – Laylet El Booree
Glitterbeat Records – 2019

L’incontro e l’interazione fra il duo noise rock composto da François Cambuzat e Gianna Greco noti anche come Putan Club, e i musicisti della comunità Banga del deserto tunisino giunge a un secondo capitolo a due anni di distanza dal magnifico Rûwâhîne. Il disco e il lungo tour che ha portato il gruppo in giro per il mondo hanno evidentemente cementato l’intesa fra i musicisti, che in questo nuovo lavoro si manifesta in una compattezza e potenza sonora di rara intensità. C’è anche una novità nella formazione.

Ifriqiyya Electrique – Laylet El Booree

Adesso i musicisti banga sono quattro. Ai tre già presenti, Tarek Sultan, Bahia Couchen, Youssef Ghazala, si è aggiunta Fatma Chebbi, anche lei alle percussioni tradizionali e al canto. Anche questo lavoro esce per la benemerita Glitterbeat Records, eccellente nel proporre lavori nei quali le tradizioni musicali etniche si contaminano con linguaggi e stili occidentali.

Laylet El Booree: un disco indemoniato

Laylet El Booree si può tradurre come “La notte della follia” e fa riferimento al rito di adorcismo. Si invoca la possessione demoniaca, che si celebra nella città di Nefta nel santuario del santo nero Sidi Marzug. Rituale al quale, dopo una lunga permanenza fra la popolazione locale e dopo un’iniziale diffidenza, hanno partecipato anche Cambuzat e la Greco con i loro furiosi strumenti elettrici, basso e chitarra, e computer.

Ne è nata una quanto mai proficua ed eccitante commistione fra rituali religiosi ancestrali e apocalittici scenari post industrial, il cui punto di incontro è rappresentato dal tribalismo e dalla trance.  La musica come un rituale dionisiaco che ci apre le porte verso un’esperienza spirituale fuori dai legami del quotidiano e dalla materialità dell’esistenza.

I riferimenti possibili per comprendere Ifriqiyya Electrique

La forza dell’ensemble è data dal fare una musica che recupera quella che per millenni è stata la sua funzione all’interno delle comunità. Non semplice svago e divertimento, ma strumento di conoscenza e comunicazione, di avvicinamento a una dimensione magico-religiosa e di abbandono all’ebbrezza estatica. Tutto questo troviamo nella proposta degli Ifriqiyya Electrique. La ripetitività del ritmo impressa dalle percussioni, il botta e risposta nel canto secondo lo schema tradizionale, la brutalità implacabile della chitarra di Cambuzat e del basso della Greco, conferiscono all’ascolto una trascinante esperienza di trance che raggiunge picchi emotivi notevolissimi.

 

Ascoltare queste dieci tracce, possibilmente come un continuum unico, diventa un’esperienza profondamente spirituale, trascinante e ipnotica, fisicamente coinvolgente, nella quale potrete trovare echi degli Einstürzende Neubaten, dei Can e magari dei 23 Skidoo, ma anche di altri riti popolari come gli esorcismi musicali contro il tarantismo o delle voci e delle grida salmodianti che si ascoltano negli affollati e caotici mercati del Mediterraneo.

Come avvicinarsi a Laylet El Booree

Detto che il disco andrebbe ascoltato come un unicum, per coglierne appieno il suo carattere di cerimonia, di sabba rock e ancestrale, noi accordiamo le nostre preferenze, all’interno di una tracklist di altissima qualità, alla lunga traccia finale Galoo Sahara Laleet El Aeed. E  per il carattere retrofuturistico delle sue sonorità e al tribalismo industrial, perdonate l’ossimoro, a Habeebee Hooa Jooani.  Dopo il ripetuto ascolto di Laylet El Booree non ci resta che assistere a uno dei loro prossimi live. Per fortuna a partire da maggio non mancheranno anche nel nostro Paese.

Ifriqiyya Electrique – Laylet El Booree
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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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