lambchop FLOTUS recensioneMerge 2016
lambchop FLOTUS recensione
Merge 2016

Due recensori di Tomtomrock hanno litigato a proposito di FLOTUS, il nuovo disco dei Lambchop.  Quella che segue è la trascrizione del loro vivace dibattito.

Recensore 1: FLOTUS dimostra come un gruppo al dodicesimo album (e dopo 24 anni di carriera) riesca ancora a evolversi nella continuità.

Recensore 2: No, FLOTUS non è un album dei Lambchop. È un ego-trip di Kurt Wagner. Ha fatto tutto lui con macchine e altre diavolerie e giusto qualche musicista della band. Il suono spazioso di un tempo, quello dell’orchestra soul-country di 12 musicisti, non c’è più.

Un disco dei Lambchop o di Kurt Wagner?

R1: La democrazia in musica non funziona. I Lambchop sono da sempre  Kurt Wagner-più-aiuti e tu lo sai benissimo. Qui Wagner mette semplicemente le cose in chiaro e lo fa con stile, eleganza e intelligenza.

R2: Democrazia è proprio la parola sbagliata in questo momento. Come tu fai finta di dimenticare, FLOTUS è l’acronimo di First Lady Of The United States. Che doveva essere Hillary e s’è visto come andata. E’ un disco che porta pure sfiga.

R1: Come tu fai finta di non sapere, FLOTUS è l’acronimo di For Love Often Turns Us Still ed è una lunga lettera d’amore di Wagner a sua moglie Mary Mancini.

R2: Che è la presidente dei Democratici del Tennessee. Praticamente un club esclusivo di cui fanno parte i coniugi Wagner-Mancini e, per gentilezza, un paio di vicini di casa. Gli altri due milioni e mezzo di abitanti dello stato sono tutti pro-Trump (*).

R1: Stai facendo polemica fine a se stessa. I Lambchop non sono un gruppo politico. Se mi consenti di tornare a parlare di musica, vorrei farti notare la dimensione tra il sinfonico e il sottotraccia dell’album, l’uso creativo dell’elettronica e persino dell’auto-tune applicato alla voce di Wagner. FLOTUS è un viaggio psichico, ti puoi perdere e ritrovare nei suoi suoni senza mai la paura del buio. Il suo fascino sta proprio in questo ossimoro del rischio rassicurante. E ascolta The Hustle, matrimonio geniale fra soul e krautrock. Diciassette minuti che non stufano mai.

R2: Wow, sei fighissimo e un paio di hipster ubriachi di idromele riusciresti pure a convincerli. Però a me questo disco (di ben 68 minuti) annoia. Soprattutto se lo confronti con 22, A Million di (o dei) Bon Iver. Anche lì c’è musica americana delle “radici” rivista e corretta fino a renderla “altra da sé”. Però c’è anche uno stimolante tourbillon di idee (e la durata è molto inferiore). Qui mi piacciono solo Writer e NIV, dove almeno si sente qualche accenno melodico.

FLOTUS seduce oppure annoia senza vie di mezzo

R1: Justin Vernon/Bon Iver sembra averci messo troppa testa nel suo cambiamento di stile. Lo dice anche Uncut. Kurt Wagner/Lambchop è molto più  naturale e al tempo stesso visionario. In diversi momenti mi ricorda James Blake.

R2: Uncut è una rivista per vecchi babbioni peggio di Record Collector. E comunque quella di Vernon non è una testa tanto razionale, mi pare. Quanto a James Blake, te l’ho fatto conoscere io. E tu, intellettualone,  lo metti come sottofondo figo quando inviti a casa qualche ragazza, mi pare.

R1: Faccio finto di non avere sentito. Mi elevo dal livello bassissimo in cui tu hai fatto scendere la discussione e dico che FLOTUS mi fa pensare al titolo italiano di Songs From A Room di Leonard Cohen, Viaggio In Una Stanza. Aggiungerei: Viaggio In Una Stanza Con Molto Amore.

R2: Leonard, che tristezza, che perdita… Dài, andiamo a bere qualcosa in sua memoria. Pago io.

R1: Però il secondo giro è mio. E comunque, io penso che FLOTUS…

R2: D’accordo, d’accordo. Provo a risentirlo.

R1 e R2 [Mezz’ora dopo, cantando sguaiatamente]: Like a bird on the wiiiiire, like a drunk [risate] in a midnight Lambchooooop….

 

(*) In realtà in Tennessee il Partito Democratico ha avuto 856.640 voti (35%) contro 1.504.368 (61,5%) del Partito Repubblicano. Non una buona performance, in ogni caso.

Lambchop - FLOTUS
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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