Raphael Saadiq - Jimmy LeeColumbia Records/Sony Music - 2019

Stella nascosta della black music, Raphael Saadiq torna con l’eccellente Jimmy Lee.

Raphael Saadiq - Jimmy Lee
Columbia Records/Sony Music – 2019

Gli otto anni trascorsi dal suo ultimo album solista, Stone Rolling, potrebbero aver appannato il ricordo di uno dei membri della storica band R&B Tony! Toni! Toné! e del supergruppo Lucy Pearl. Eppure in questi anni Charles Ray Wiggins da Oakland, California, in arte Raphael Saadiq, non ha certo fatto mancare il suo contributo alla scena black contemporanea. Ha continuato a scrivere (come già in passato per D’Angelo, Erykah Badu, Angie Stone), a produrre (Solange nel 2016, John Legend l’anno scorso), ottenendo anche una nomination all’Oscar nel 2018 con Mary J. Blige per Mighty River. Ora pubblica questo quinto disco il cui titolo si riferisce a Jimmy Lee Baker, il fratello maggiore morto per overdose di eroina negli anni ’90.

Le nuove canzoni

Trentanove minuti che si aprono con l’implorazione di un peccatore (Sinners Prayer), in cui a tratti riappare il Saadiq retro (So Ready ma anche This World Is Drunk, con un ritornello alla Trammps, ma senza l’ottimismo di quegli anni). O, in Something Keeps Calling, l’influenza del suo mentore Prince (a 18 anni faceva parte della band di Sheila E. che apriva i concerti del Parade tour) con un bell’assolo del chitarrista Rob Bacon da sempre al suo fianco.

 

Kings Fall è la tragica invocazione di un tossico, poi lentamente il disco prende nuove strade sonore (I’m feeling love), traghetta nel gospel elettrico di My Walk e in quello più convenzionale della trascinante Belongs to God.

Rikers Island al culmine di Jimmy Lee

Ma la vera sorpresa arriva quasi alla fine con Rikers Island, strepitosa invocazione soul ambientata in un luogo altamente simbolico, una delle istituzioni penitenziarie e delle istituzioni mentali più grandi del mondo, che si trasforma in Rikers Island Redux, un vero e proprio poema disperato in cui si chiede all’America di svegliarsi prima che sia troppo tardi:

“And orange ain’t the new black, Black is the same, same black. But this ain’t just for black folks, Just ask those backward folks, That stay intolerant like lactose. We ‘bout to blast, blowing like Miles, Coltrane, and Satchmo. You can act slow, but we want our civil rights in fast forward, Ain’t we asking for it, This is just the beginning of a long list of demands, bro, This ya last chance, yo”.

Raphael Saadiq – Jimmy Lee: uno fra i dischi migliori dell’anno

A Kendrick Lamar il compito di chiudere il disco con Rearview in cui uno dei più grandi rapper contemporanei … non rappa: “How can I change the world, but can’t change myself?” Le sue parole intervallate da un sample di piano di Step Softly del trombettista giamaicano Bobby Ellis a cui Saadiq risponde: “Your life is in your rearview”. E quando la musica svanisce si comprende come Jimmy Lee sia uno dei migliori album di questa annata, ma anche uno di quelli che richiede una dedizione totale per apprezzarlo come merita.

Raphael Saadiq - Jimmy Lee
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Da ragazzo ho passato buona parte del mio tempo leggendo libri e ascoltando dischi. Da grande sono quasi riuscito a farne un mestiere, scrivendo in giro, raccontando a Radio3 e scegliendo musica a Radio2. Il mio podcast jazz è qui: www.spreaker.com/show/jazz-tracks

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