Regina Spektor– Remember Us To Life | Album RecensioneSire - 2016
Regina Spektor– Remember Us To Life | Album Recensione
Sire – 2016

Il nuovo disco disco  di Regina Spektor, Remember Us To Life, giunge al pubblico dopo un lasso di tempo piuttosto ampio. Sono passati dodici anni dal brillante debutto con Soviet Kitch e quattro dall’ultimo What We Saw From The Cheap Seats. Un periodo che la musicista americana dalle origini russe si è presa per riflettere sullo stato dell’arte della propria produzione musicale.

Un ritorno all’indie pop per Regina Spektor

L’album si configura come un deciso ritorno di Regina nell’ambito dell’indie pop. Il range di stili toccato è piuttosto variegato e le sonorità sono meno mainstream rispetto al passato. Lo si capisce da subito, con il brano di apertura, Bleeding Heart. Anticonvenzionale ma estremamente accattivamente, grazie al martellante ritornello. “Never, never mind your bleeding heart”, canta Regina. E non avrebbe davvero potuto scegliere un miglior biglietto da visita per presentare le sue nuove canzoni.  Grand Hotel, terzo brano dell’album è una classica ballata alla Regina Spektor. Voce e pianoforte per raccontare delle storie delicate e intimiste, pennellate come al solito con infinita grazia. Tipica del repertorio della Spektor anche The Light, dal testo semplice ma allo stesso tempo di grande effetto:

“The light was shining in my eyes before I closed them/ And all the dreams I had the night before were gone/ The faces that I’d seen looked so familiar/But I forgot them all when I saw the sun”.

Così recita una delle strofe del brano, che si colloca nel medesimo stile del pezzo che chiude l’album The Visit. Scandito anch’esso dal suono del pianoforte, accompagnato dal violino e dalla bella voce di Regina.

Pur prediligendo le ballate, Regina Spektor non si tira indietro dinanzi a brani più complessi

Differente il registro di Small Bill$, decisamente più ritmato e in cui la batteria e il sintetizzore fanno da contrappunto alla parte cantata. Molto interessante e poco convenzionale anche The Trapper e The Furrier. Che risulta, assieme alla leading track, una dei brani più belli e interessanti. Certamente fra i più complessi e costruiti, sia musicalmente sia se si prende in esame il testo. Ha una struttura complessa e  raffinata anche Sellers of Flowers, brano che riporta alla mente Soviet Kitch.

Che giudizio dare quindi del settimo lavoro di Regina Spektor? Alcuni brani – in particolare le ballate più romantiche – risultano un po’ estranei all’economia generale dell’intero album. Laddove le tracce diventano più complesse, costruite e strutturate e al tessuto musicale si intrecciano testi allo stesso tempo ingenui e ironici, le qualità e il talento di questa musicista, già pupilla di Julian Casablancas, si affacciano con grande evidenza. Un album indie pop non convenzionale ed estremamente piacevole da ascoltare.

Regina Spektor– Remember Us To Life
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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