Dalla Slovenia gli eccellenti Širom pubblicano A Universe that Roasts Blossoms for a Horse.
Secondo lavoro del trio sloveno Širom: A Universe that Roasts Blossoms for a Horse esce per il sottomarchio Tak:til della Glitterbeat. Dopo il meraviglioso incanto che ci colse all’ascolto di I Can Be A Clay Snapper, uscito a settembre del 2017, grande era l’attesa per questo nuovo lavoro che conferma che ci troviamo davanti a una delle proposte musicali più affascinanti di questi anni.
Non che manchino i nomi e i riferimenti ascoltando A Universe that Roasts Blossoms for a Horse: il minimalismo ipnotico di Terry Riley o quello rarefatto e raffinato della Penguin Cafe Orchestra, le sperimentazioni etniche di Don Cherry o di Ornette Coleman, l‘apertura verso le musiche del mondo e la varietà nell’uso degli strumenti della Third Ear Band, ci sentirete anche echi di musiche balcaniche, mediorientali, mediterranee, orientali.
L’Imaginary folk dei Širom
Forse potremmo limitarci a dire che quella dei Širom è musica altamente spirituale che induce alla meraviglia e perfino all’estasi. Il suo spettro emotivo è vario come quello dell’animo umano, nell’ascoltatore reale e immaginario si compenetrano, evocati dai suoni e dalle melodie di un gran numero di strumenti provenienti dalle più disparate tradizioni musicali oppure creati appositamente dai tre musicisti. Suoni spesso inediti per le nostre orecchie e che inducono al mistero e allo stupore. Imaginary folk, così definiscono la loro musica. E in effetti è proprio l’immaginazione a essere sollecitata e trasportata in viaggi verso paesaggi ora ubertosi e sereni – le dolci e selvagge colline slovene? -, ora in steppe aride e sconfinate, ora fra arcaici riti trance pagani o in cerimonie sacre officiate in un’isola tropicale o durante una meditazione in un tempio buddista.
A Universe that Roasts Blossoms for a Horse disco e le atmosphere costruite dai Širom
Il disco, frutto di un lavoro certosino e accuratissimo, pur partendo da una prima fase di improvvisazione, non ha poi avuto sovraincisioni, quasi a voler cogliere sul disco la magia del momento creativo, presenta cinque tracce. Il breve esordio di A Washed Out Boy Taking Fossils from a Frog Sack – i titoli hanno un che di surrealista e onirico – è la continuazione, nella voce femminile tormentata e nei drone, dell’ultimo brano del disco precedente e ci introduce in atmosfere inquiete e disturbanti. Mentre il secondo brano Sleight of Hand with a Melting Key inizia con gli arpeggi di un banjo, il tono è rilassato, evoca un paesaggio idilliaco, ma man mano che le percussioni, gli archi, gli altri strumenti entrano in azione il climax della canzone si fa sempre più ricco e affascinante fino a virare su sonorità orientaleggianti fra canto qawwali e drone ipnotici.
Le voci dei Širom
A Pulse Expels Its Brothers and Sisters inizia sul ritmo rutilante di percussioni e xilofono per poi lasciare il posto a un flauto arcaico, alla ghironda, agli archi accrescendo il carattere misterioso ed enigmatico, ma anche malinconico, del brano.
In Low Probability of a Hug sono le voci di Ana Kravanja e di Samo Kutin a dare il tono drammatico al brano, fra arpeggi del banjo di Iztok Koren, violini inquieti e malinconici che ci proiettano in una dimensione insieme arcaica e fuori dal tempo. Chiude Same as the One She Hardly Rememebered che col suo andamento pacato, melodioso ci trascina in un’atmosfera onirica e di abbandono.
Dimentichiamo le categorie per apprezzare A Universe that Roasts Blossoms for a Horse
Quella dei Širom è musica di difficilissima catalogazione. Tanto che si è tentati di dar ragione a Samo Kutin quando dichiara che «Non vogliamo suonare qualcosa che suoni come se già esistesse». Un disco di straordinaria e incantevole musica, ricca di suggestioni e di estatici bagliori, in cui letteralmente perdersi e abbandonarsi per goderne appieno la magia.
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