Quinto album in studio per il gruppo di Manchester capitanato da Liam Frey che giunge così al decimo anno di carriera.
The Courteeners: quando il brit-pop annoia
Dal mare magnum del pop-rock inglese abbiamo visto uscire, negli ultimi 20 anni (facciamo anche 30), diversi veri talenti. Band originali che sono ormai entrate nell’olimpo delle hit parade dell’intero pianeta. Dai Blur agli Arctic Monkeys la scuola d’oltre Manica rimane una delle più interessanti nel suo genere. Purtroppo il rovescio della medaglia esiste ed è costituito da una grande fetta di gruppi che non hanno saputo trovare una vena propria limitandosi a diventare delle fotocopie sbiadite degli artisti maggiori. E’ un po’ il caso dei Courteeners che nonostante una discreta produzione non hanno mai convinto del tutto collocandosi in una sorta di serie B in compagnia di alcuni gruppi minori; per citarne alcuni: The Fratellis o Two Doors Cinema Club.
Mapping The Rendezvous: un disco già sentito più volte
Mapping The Rendezvous non aggiunge nulla alla produzione dei dischi precedenti della band e suona interamente come un già sentito. Niente di nuovo quindi se non 11 brani, peraltro ben congegnati e perfetti per la progammazione radiofonica oppure per un ascolto poco esigente o molto giovanile (non caso il gruppo terrà prossimamente, “a grande richiesta” anche concerti pomeridiani per under 18). Dubitando del fatto che nessuno sostituirà i Courteeners, come recita l’ambizioso titolo della terza traccia del disco, No One Will Ever Replace Us, non ci resta che sperare in qualche stimolo utile a scuotere il torpore che avvolge una discografia di cui abbiamo appena ascoltato l’ennesimo capitolo senza storia.
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https://www.youtube.com/watch?v=I8hrEm6KZKY