The Divine Comedy - Office Politics RecensioneDivine Comedy Records - 2019

Neil Hannon A.K.A. The Divine Comedy sorprende con Office Politics.

The Divine Comedy - Office Politics Recensione
Divine Comedy Records – 2019

Giunto a questo punto di una carriera considerata nel nostro paese di nicchia (grande nicchia ma pur sempre tale…), Neil Hannon A.K.A. The Divine Comedy, poteva tranquillamente riposarsi su un’amaca di consuetudini e certezze che fanno dei musicisti, con già qualche annetto alle spalle, prodromi pensionistici senza sudor. E invece, mannaggia a lui, invece di consegnarci alle orecchie l’ennesima raccolta di canzoni di gran classe walkeriana e di bowiane suggestioni, il piccolo Neil (lo dice lui stesso nei testi…) spara un disco concept di inaspettata sfrontatezza e spudorato fulgore.

I temi di Office Politcs

Office Politcs, infatti, già dal titolo lascia ben comprender di cosa si tratta: la vita di un travè, un mezzemaniche si diceva un tempo, insomma un uffici/ale senza il gentiluomo che, attraverso diverse peripezie arriva anche egli alla fine della giornata lavorativa, alzi la mano chi già si sente chiamato in causa. La particolarità dell’intera operina è che si spazia, con una notevole perizia ed una scaltra abilità conquistata in anni di mestiere, in diverse decadi musicali, quasi come ci si trovasse in un compendio ideale di generi ove ognuno ben può sperare di trovare il proprio preferito.

Le composizioni di Neil Hannon

Si inizia con Queuejumper che a me ha ricordato sia i Creatures della coppia Siouxsie/Budgie che l’incipit della Lovecats dei Cure. Pensi al passato e la odi, dopo due ascolti non te la levi più dalla testa, mortacci sua. La title track mette in chiaro che le macchine (in quanto synth) la faranno da padrone almeno sino a due terzi del disco, un funk lento e nervoso che cresce, blackissima nei suoni. Segue Norman and Norma, love story attraverso gli anni di due persone comuni, due colleghi possibili, il brano più Divine Comedy dell’intero lavoro, altra pulce da orecchio. Con Absolutely Obsolete, che ospita Chris Difford degli Squeeze, Dio li abbia in gloria, e Thomas Walsh dei Pugwash (idem…) si delinea un paesaggio molto brit. Si sente che  è quasi l’ora del the, ma si parla di sentirsi superati sul lavoro, ahia…

 

Infernal Machines è uno scherzo dove si cita Personal Jesus e il trend sonoro degli ultimi Muse. Forse le macchine infernali, se usate così, son quelle che porteranno alla fine della musica ma ricordiamo che, invece siam sempre in campo di lavoro d’ufficio, sigh.

The Divine Comedy toccano ogni genere in Office Politics

You’ll Never Work In This Town Again, una minaccia che si appoggia su un campione di Percy Faith, uno dei capolavori del disco, tra la lounge e i tropici, folle e inevitabile. Psychological Evaluation è un incubo tra la ELO e il dubstep, mai te la saresti aspettata. Contiene anche un possibilissimo tema per un film noir francese. Le band che cita il protagonista alla fine potrei averle scritte anche io, son le stesse con cui, credo, siamo cresciuti. Poco direbbe qualcuno e fa da intro a The Synthesiser Service Centre Super Summer Sale, una autentica provocazione synth noise dove, travestito da volantino di offerta di synth vintage, si dipana un delirio sonoro assolutamente free dove le melodie si astengono del tutto.

 

Ma è con The Life and Soul of The Party che il protagonista si risolleva in un sogno del Sabato Sera, dove su una base funk, si erge novello Tony Manero che omaggia a suo modo gli Heaven 17.

Neil Hannon fra passato e presente

A Feather In Your Cap è techno ballata, molto primissimi Human League, perfetta nella sua synthesi… I’m A Stranger Here ha echi berlinesi o sovietici, dipende dalle atmosfere che in essa si alternano con geografica agilità. Dark Days Are Here Again è cantato straniante. Pare tratta da un’opera rock d’altri tempi, teatralissima e cinematografica. Philip and Steve’s Furniture Removal Company è altro scherzo omaggio a Philip Glass e Steve Reich, giustamente citati, un brano tra il minimalismo e persino qualcosa dei Gentle Giant

Ma attenzione perché con Opportunity’ Knox torna un personaggio che già apparve nel lontano 2004 in Absent Friend, ovvero quel Billy Bird che, apprendiamo, non sembra abbia fatto una bella fine. After The Lord Major‘s Show è giusto pura canzone canonica, un ripasso necessario anche per dare all’ascoltatore sia un contentino che una pausa da sì tanta grazia e infatti introduce l’ultimo brano When The Working Day is Done, un’aria da fine trasmissioni. Cantata in francese sarebbe un grande classico.

L’edizione deluxe di The Divine Comedy – Office Politics

Insomma, a parte l’abbuffata sonora importante, non contento, ho preso la deluxe dove c’è un intero disco in più, le musiche per uno spettacolo teatrale tratto da un noto, in Albione, libro per bambini, Swallows and Amazons. Ma, son sincero, prima devo masticare ancora un po’ di politiche d’ufficio prima di passare a quello.

Meritevole di attenzione.

The Divine Comedy - Office Politics
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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