The Jesus And Mary Chain - Damage And Joy | RecensioneArtificial Plastic Records - 2017

The Jesus And Mary Chain – Damage And Joy.

The Jesus And Mary Chain - Damage And Joy | Recensione
Artificial Plastic Records – 2017

Damage And Joy, ultima fatica di The Jesus And Mary Chain, evidenzia fin da subito l’ottima salute dei fratelli scozzesi Jim e William Reid.

Si parte con Amputation che ci riporta  agli anni ’60 e ‘80, a quella dolce armonia interrotta dall’elettricità spinosa delle bordate di chitarra: “Cerchi di riprenderti i tuoi interessi ma non ne avrai indietro neanche uno”; “Oggi sei vino ma domani già sarai urina” e ancora “Siete come navi in una bottiglia … come una vite rinchiusa in una bottiglia …”. Chiaro, huh? Una sana dose di sfiducia anni ‘80 per rimpolpare la merda dei tempi correnti.

War On Peace sembra un brano dei Velvet Underground, ai quali la band paga dazi su dazi dalla nascita. Che bella ballata! E, nonostante il titolo, Trump non c’entra. C’è anche un’eco degli Spaceman 3: “L’amore non sta più qui, quindi non bussare alla mia porta. Voglio solo che la mia mente sia in pace ma c’è un pezzo del puzzle che non riesco a trovare”. “In giorni come questi sputtani un pò di soldi, ammazzi il tempo inzuppando le tue interiora di un sanguigno ottimo vino rosso. Nessuna ebbrezza che mi venga a trovare. L’amore m’ha lasciato, è morto, se n’è andato”.

Molte canzoni di Damage And Joy sono vecchie di qualche anno. Ma suonano freschissime

Chi direbbe che queste canzoni sono state scritte per progetti paralleli dei fratelli Reid e della loro sorella Linda (in arte Sister Vanilla). Sono così nuove!

E continuiamo seguendo il cd titolo dopo titolo.

All Things Pass è nietzschiana, cupa, madida, splendida. “Ogni giorno mi tiro su. Potrebbe essere l’ultimo. Spero di superare tutto questo e che, invece, non sia l’ultimo giorno. Ogni droga che mi faccio sarà l’ultima. Spero di non bruciarmi e di non crepare. Ho fatto un giuramento, l’ho fatto. Dimostrare a me stesso che posso ritrovarmi …”. E lo stesso dicasi per  il rapporto con l’amore ed il sesso. Stessa sorte.

In questo settimo album in studio, a 18 anni da Munki, emerge grande maturità, sempre un sei corde-rock-bubblegum-Velvet-addicted, d’accordo, ma intriso di quel suono che proprio Jesus And Mary Chain  ha inventato 30 anni fa o giù di lì.

Always Sad (“Sono sempre triste poiché sei la migliore ch’io abbia mai avuto”) è’ cantata in duetto con Bernadette Denning. Pop malinconico e romantic anni ’70,  reso ombroso dal decennio seguente e da un umore perennemente torvo. Che poi è proprio quello che vogliamo da loro. Da sempre. Ammettiamolo.

In Song For A Secret la voce di Isobel Campbell ci fa sciogliere e dimenticare la tensione sempre presente tra i Reid, specie quando si danno dei bastardi e si augurano la morte a vicenda.

Jesus And Mary Chain non ricalcano il glorioso passato

Una prima considerazione di carattere generale. Questo cd mi sembra un’estensione del loro ultimo lavoro più che una leccata ai grandi successi come Just Like Honey.  Scelta coraggiosa, direi.

“Troppo vecchio per essere crocefisso, troppo giovane per il suicidio”. Due cinquantenni che agiscono da quindicenni con riff vorticosi su droghe, armi, erezioni, pupe coi boccoli. Pupe, droghe e amori sono alla base di The Two of Us, con la Campbell a parlare di stupefacenti e della sensazione di volare in alto insieme alla persona che è pazza di te. Mieloso? Au contraire: “Sei la ragione per cui sono vivo … Nessuna droga, solo io e te”. Detto dai Reid e dalla Campbell tutto diventa irrealmente razionale.

Los Feliz (Blues And Greens) è magnifica, con la voce sublime di Linda Fox a dare luce al tutto. E’ una nenia acustico-orchestrale molto vicina a Free Fallin’ di Tom Petty e che evoca la nebbiolina di  spiagge losangeline come Hermosa e Venice (anche quando a Downtown c’è un sole che spacca). Poi arriva il  chorus “God Bless America” che evoca un senso di disperazione ultramoderna ma iperradicata. Qui l’America viene tutt’altro che benedetta: “Nella Terra della libertà dove mi auguro di vederli morire tutti”.

Siamo solo a metà cd quando arriva Mood Rider. Grande momento alla Dinosaur Jr, tutto polvere e lussuria: “I’m thinking I’m turning to dust/Love is turning to lust …”. Qui il marchio di fabbrica “Uccidi tutto ciò che è alla moda” spacca alla grande!

Presidici (et Chapaquiditch) fa riferimento all’incidente sull’isola Chappaquiddick nel Massachusetts che costò la vita alla compagna di Ted Kennedy, la ventottenne Mary Jo Kopechne. Uno scandalo di portata nazionale che influenzò negativamente il resto della carriera politica del fratello di John e Bob.

Get On Home è un pezzo baggy (ricordate la “Madchester” anni ’90?) con il tamburello che non t’abbandona mai, sembra un serpente a sonagli il cui rumore ti rimane in testa per sempre. “Ho un cuore indiavolato/Un’anima zeppa di rock and roll/Ma il mio cuore non conosce il diavolo e la mia anima non è rock and roll”.

Tutta al maschile, Facing Up The Facts recita: “Odio mio fratello e lui odia me …”. “Non trovo un buco dove infilare la mia erezione. Odio la mia amante e lei odia me … questi sono i fatti”.

Facing Up The Facts e The Two Of Us derivano dal progetto solista Freeheat di Jim ed hanno circa dieci anni. Eppure…

Simian Split è una splendida gemma macabra, geniale. “Ho ucciso Kurt Cobain/Ho caricato il colpo che è esploso nel suo cervello (anzi forse lo ha sparato lui stesso)”.

Il meglio di Damage And Joy arriva proprio alla fine

Siamo quasi alla fine. Mancano due titoli. Finora mi sono goduto questo flashback agli anni ’80, ’60, ‘90 conditi da un post-modernismo  palpabile.

Chi si aspetterebbe, a questo punto, due brani meravigliosi? Eppure eccoli.

Black and Blues, vera highlight con la voce strepitosa di Sky Ferreira nel ruolo della musa Just-Like-Honey che canta ma si rifiuta di tirare su il morale dei Reid. Sembra una voce lontana tuttavia presente. Fa parte del gioco e funziona. Un dorato e brillantissimo gospel velvettiano  dove Sky fa la sua porca figura. Ba ba ba a go-go: Lou Reed Docet!


Tutti a casa? Neanche per idea! I Reid ti tirano per I capelli, le palle, le gambe, i piedi e tutto il resto e ti regalano, gettandotici dentro, la final track Can’t Stop the Rock, ancora scritta da Linda per il suo progetto Sister Vanilla. Una canzone-slogan vivace su parole del tipo, “Sto precipitando ma mi sento felice”.

E questo ci rassicura. Jesus and Mary Chain son di nuovo uniti in pieno livore.

Differenze col passato: questo lavoro è il primo fatto in uno studio con un vero produttore: Youth (vero nome Martin Glover, inglese), il geniale bassista dei Killing Joke, uno dei più fantasiosi ed eccentrici produttori di oggi che ha lavorato con U2, Embrace, Verve, Cult, Orb, Sugarcubes, James, Dido, Art of Noise, Edwyn Collins e via con altre decine.

Curiosità: il cd è stato registrato in Spagna nello studio Flash di Youth, un posto sperduto nel nulla dove i Jesus si sono scannati ma amichevolmente. Lo ha detto William al sottoscritto via social.

The Jesus And Mary Chain - Damage And Joy
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Fagocitatore di musica da quando aveva 5 anni grazie ad una famiglia sempre aggiornata. Scrive o ha scritto per Inchiesta, per Canadian Music Centre, per Los Angeles Music Centre ecc ed è onorato di essere qui fra quelli che considera i suoi eroi della penna. È Showrunner e regista nonché sceneggiatore.

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