The Residents: il ritorno segnato dalla morte di Hardy Fox.
Ehm…potevo recensire il disco nuovo dei Residents senza citare che è da poco mancato Hardy Fox? Brevissimamente: i Residents sono un’idea concettuale e molto situazionista. Non sono propriamente una band anche se hanno prodotto ed emesso più o meno tanti dischi quanti Frank Zappa (che da fu ne ha fatti uscire più che da vivo…). E, vero fulcro del loro culto, da quando sono emersi nessuno ha mai saputo chi fossero dando origine a supposizioni tanto deliranti quanto fantasiose… Beh, pare che Hardy Fox, uno dei due spoken man, insieme a Homer Flynn che si occupavano di intrattenere i rapporti con la stampa ed i media in generale per conto dei Residents, fossero in effetti almeno dagli anni ‘80 a oggi, due membri effettivi pensanti e musicanti del gruppo (definizione che abiuro ma altra non me ne viene).
Intruders
Comunque, a parte la premessa funesta necessaria, veniamo al disco in questione che, mi auguro fortemente non sia assolutamente, come avviene durante certe dipartite, l’ultimo. Intruders prosegue sulla falsa riga degli ultimi lavori della band(?) californiana, ovvero è un concept album di natura molto pseudoanalitica e ogni canzone costituisce una vera e propria storia a sé, tra paranoie, ossessioni e doppelganger, in pratica gli intrusi del titolo vanno interpretati come le fobie double face che infestano, ahimé, le vite di ciascuno di noi. E questo per quanto concerna la parte testuale.
I ‘nuovi’ Residents
Musicalmente mi riesce difficile dirne male. Si, non siamo più dalle parti che li resero celebri per la destrutturazione dei linguaggi e neppure dalle distorte trilogie fatte di due dischi né, tantomeno, dai presunti radiodrammi per sole orecchie che hanno caratterizzato la loro decade scorso, insomma, qui si intrasente che la forma canzone, pur fuorviata dalla necessarie dissonanze di casa madre, rischia questa volta di apparire e intrattenere l’ascoltatore tra seduzioni swamp, voodoo e industrial che mai prima d’ora erano così palesate alle nostre orecchie.
Intruders non delude, e il mistero rimane
Cosa rimane alla fine? Una ennesima operina lontana dai fulgori passati per palati di nicchia e una probabile introduzione ad un nuovo corso datosi che, come si diceva poc’anzi, l’importante è i Residents restino un’idea pervertita e corrosiva all’interno del music business e non diventino mai una band, ma su questo i dubbi son pochi. A proposito, nessuno di quelli che si pensava fossero Residents lo è mai realmente stato…e se fate un salto al Moma di New York occhio (è il caso di dirlo…) al frigorifero che contiene tutta la loro produzione discografica nei diversi formati e tutta la paraphernalia che li ha, al nostro immaginario, connotati.
Eye Love Them.
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