Il secondo disco dei Tropical Fuck Storm, Braindrops, conferma il valore di una band ancora poco nota.
Lo scorso anno il primo disco dei Tropical Fuck Storm (A Laughing Death in Meatspace) ci era sfuggito, e questo Braindrops ha rischiato di fare la stessa fine. Troppe uscite più trendy e in linea con il suono di questi tempi si sono affollate durante l’autunno, facendo passare i Tropical Fuck Storm e il loro Braindrops in secondo piano. In effetti ci vuole coraggio o almeno una certa sfrontatezza nel produrre musica così nel 2019. Rock sporco, chitarre dissonanti, ma anche una struttura complessiva fatta di canzoni e non di atmosfere. Insomma un disco non allineato rispetto a ciò che va per la maggiore, ma anche rispetto alle vere novità di questi anni che difficilmente arrivano dal rock con strumentazioni tradizionali.
Finita l’esperienza Drones, Gareth Liddiard dà vita ai Tropical Fuck Storm
In realtà i Tropical Fuck Storm sono una vecchia conoscenza di TomTomRock perché provengono dai Drones, band australiana che abbiamo molto amato e che a quanto pare oggi non esiste più – o forse è solo in pausa. Il cantante-chitarrista e principale compositore Gareth Liddiard ha fondato i Tropical Fuck Storm sulle ceneri dei Drones portandosi dietro la bassista Fiona Kitschin A loro si aggiungono Lauren Hammel e Erica Dunn, entrambe già attive nella scena downunder.
I Tropical Fuck Storm e il rock 2019
Nel 2018 A Laughing Death in Meatspace era stato annunciato da un singolo eccellente, You Let My Tyres Down, ma presentava alti e bassi nel resto delle composizioni. Braindrops è più coeso. Il piglio compositivo di Liddiard resta lo stesso, ed è un bene. L’iniziale Paradise è un nuovo pezzo eccellente, al pari di Aspirin e Who’s My Eugene?
Se anche per Braindrops qualche momento è meno pregnante di altri, la chiusura epica di Maria 63 mette tutto a posto. Il 63 si riferisce al fatto che, secondo la band, è la sessantatreesima canzone ad avere Maria nel titolo. Il testo è ispirato alla fuga in Cile di Maria Ortic, icona dei teorici del nazismo esoterico. Un agente del Mossad travestito da giornalista incontra decenni dopo la figlia , ma in realtà è lei, apparentemente immortale: il tono drammatico con cui è interpretata stride con la presa in giro del complottismo spinto che sottende nelle intenzioni (ma non nella scrittura), per un effetto complessivo spiazzante che ne fanno l’apice di Braindrops.
Difficile dire se questo possa essere il futuro del rock, perché assomiglia troppo al suo passato. E tuttavia il furore e la passione dei Tropical Fuck Storm affermano che al di là del linguaggio che scegli, se hai qualcosa da dire ci sono ancora possibilità. Molto meglio questo rock stracciato di tanto indie esangue che popola purtroppo la scena musicale contemporanea.
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