Torna il maestro Wim Mertens con That Which Is Not.
Ascoltando, con un po’ di fatica (sigh, ammetto), That Which Is Not, ultimo lavoro di Wim Mertens, cerco di essere disciplinata e non saltare, in modo anche caotico, da un pezzo all’altro, alla ricerca di qualcosa che rapisca e incolli il mio orecchio ai suoni o alle atmosfere: un riff, una tessitura particolare dei fiati, del pianoforte con la percussione, un qualcosa… Continuando a fare il canguro sonoro, e non riuscendo a focalizzare la mia attenzione per più di qualche minuto su una traccia, è maturata in me la convinzione che questo non sia un disco da sentire in casa propria.
That Which Is Not: un ascolto non facile
Non riesco a trovare la maestosità che i suoni dell’ensemble potrebbero dare e che mi sarei aspettata di trovare. Forse in un teatro, con le luci soffuse, in cui l’attenzione è protesa tutta verso il palco e l’orecchio è in attesa di “sentire cosa accade”, sarebbe tutta un’altra storia. In presenza dei musicisti, delle vibrazioni degli strumenti che pervadono il teatro e le pance di chi ascolta, le reazioni, perlomeno le mie, sarebbero diverse.
La traccia migliore di That Which Is Not
L’unico pezzo su cui sono tornata, senza interrompere mai, che sto riascoltando più volte, anche ora mentre scrivo, è la seconda traccia Bassin d’Attraction. Pianoforte struggente, la voce stridula di Mertens, a volte fuori tono, ma qui perfetta, è in totale armonia con il paesaggio crepuscolare. Senza capire nemmeno una parola di quello che sta dicendo, sono arrivata in riva al mare a Lisbona in un nanosecondo, e ci torno ogni volta alle prime tre battute del pezzo. Vedo un cantastorie, anche se a Lisbona non ci sono ce lo voglio mettere ugualmente, con barba bianca e cappello, parte qualche brivido nella schiena e un’emozione interna che non controllo bene, all’altezza della gola.
Finita, la rimetto.
In attesa di Wim Mertens in concerto, magari
Amo Wim Mertens, compositore minimalista di affascinanti atmosfere sonore. Sono indimenticabili alcune sue composizioni, ma questo disco, a parte Bassin d’Attraction, per me, non aggiunge o toglie nulla alla sua sconfinata, unica e amata discografia. Si intende, sempre che non mi capiti di assistere al suo concerto in teatro.
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