richard hawley Hollow Meadows

 richard hawley Hollow Meadows

di Antonio Vivaldi

L’inizio del disco impressiona e incuriosisce. I Still Want You suona infatti come una fusion fra Mark Lanegan e Frank Sinatra. Una fusion riuscita, per di più. Più avanti la vocalità rasposa alla Lanegan tende a farsi meno preminente, mentre il fraseggio sinatriano acquista una sua specificità sobria ed elegante, nitida e partecipe. Insomma Hawley è uno che lascia  cantare le parole, come ben dimostra la lezione di crooning Serenade Of Blue, qui perfetta nella sua malinconica compostezza eppure a evidente rischio di smanceria se affidata ad altre, meno intelligenti corde vocali.   

httpv://www.youtube.com/watch?v=lt7xtrZR2ao

Tuesday PM

Dopo i pieni psichedelici di Standing At The Sky’s Edge (https://www.tomtomrock.it/recensioni/31-richard-hawley-standing-at-the-sky-e-edge-parlophone-2012.html), Hollow Meadows rischia di suonare di primo acchito spoglio e indolente. Invece si muove con attenzione, proprio come deve avere fatto il suo autore dopo la lunga immobilità causata da un’ernia del disco, e sceglie melodie, parole e arrangiamenti prendendosi tutto il tempo per decidere cosa inserire e  cosa lasciar fuori. Qui non ci sono sensazioni forti, albe spazzate dal vento o crepuscoli ossianici, piuttosto una calma pomeridiana ricca di lavorio interiore ma dal fascino a tratti sfuggente, percepibile con pienezza dopo quei quattro-cinque ascolti che la nostra nevrastenia sovrastimolata considera improponibili. Dev’essere per questo che Hawley non è mai diventato un guru pop come il suo talento compositivo meriterebbe e come meriterebbe anche Hollow Meadows, forse il suo album più intenso dopo che in passato proprio la capacità di scrivere canzoni da manuale era rimasta talora confinata nell’esercizio di stile. 

7,5/10

 httpv://www.youtube.com/watch?v=2FB85wPh3p0

Nothing Like A Friend

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