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Röyksopp – The Inevitable End

royksopp inevitable end recensione
(Interscope/Cherrytree – 2014)

New York, 1948. Il presidente della Columbia Records si presenta alla stampa sovrastato da due metri di vecchi 78 giri, da un lato, e una pila di LP nuovi di zecca alta 40 cm dall’altro.

Ma la storia così iniziata del 33 giri – e dell’Album come prodotto dell’industria e feticcio della critica – con l’avvento, negli anni ’80, dell'”era digitale”, non poteva che andare incontro alla sua fine inevitabile.

The Inevitable End è l’ultimo album dei Röyksopp dopo Senior (2010), e forse in definitiva l’ultima volta che il duo norvegese si confronta con questo formato.

Ci siamo semplicemente interessati sempre di più ai concept, ma non tutti i concept sono adatti alla durata CD

e se è vero che con la musica liquida e l’ascolto in streaming la Seconda Arte si modifica, questo album, più che un’opera curata in tutte le sue parti, sembra una serie di produzioni da ascoltare distrattamente su spotify.

House ed electro-pop percorrono la raccolta in downtempo, danno vita ad episodi piacevoli come Monument, I Had This Thing, la nostalgia boy band anni ’00 di Here She Comes Again, fino a Sordid Affair che per controcanti e controfrasi richiama i migliori Postal Service.

Il resto dell’album si espande per moltissimi minuti di atmosfera dark, suggerita da certe ‘mise en séquence’ di synth, certi effetti sulla voce, forse solo dalle tinte violastre della copertina.

The Inevitable End: la fine evitabile del full-lenght

 

E sicuramente sono tanti i temi che i Röyksopp hanno voluto sviluppare con questo lavoro, la caducità, l’incomprensione tra uomo e donna, il mutare di forma e ricezione della musica, ma non bastano un super Roland Vocoder e qualche beat rallentato per dare spessore all’ascolto.

Le stesse formule ambient e pop allungate e ripetute per un disco intero non superano il formato album: The Inevitable End è un forse evitabile addio a una certa concezione dell’elettronica e della musica in generale (quella del full-lenght) che oramai ha fatto il suo tempo, almeno per i Röyksopp.

Recensione: Röyksopp – The Inevitable End
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Amo la critica letteraria e quella musicale. Sono laureato in Arts, Lettres, Langues all’Università di Parigi (Sorbonne Nouvelle) e curo un blog letterario di nome Blu Carmeo.

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