swans glowing man

The Glowing Man, ultimo capitolo della storia Swans. Forse.

A quanto pare siamo di fronte (mettendosi davanti agli amplificatori) all’ultimo capitolo della storia. Michael Gira, uomo di grande statura fisica e poche parole, chiude, con The Glowing Man, la parabola Swans iniziata oramai secoli or sono con lente strutture post industrial, inframmezzata da produzioni colte (The Burning World addirittura Bill Laswell) e proseguita con impeto narcotico sino ad oggi.
In otto suite a tratti bucoliche, sovente quasi velate di psichedelia, talvolta cinematiche, si vorrebbe quindi dire l’ultima parola, la si affida persino ad affetti familiari (la figlia di Gira ce la canta in When Will I Return), ma è sempre e comunque la voce del leader a riportarci su territori che amammo e che ancor ci seducono.
Vidi gli Swans dal vivo ai tempi di Love Of Life, una performance monolitica e scostante nell’umore, come solo Gira e pochi altri si potevano permettere; una attitudine mantenuta ancor oggi, la si ascolti bene nella title track che soverchia ogni possibile effetto lisergico che le progressioni armoniche inducono.

Con gli Swans di The Glowing Man si mantiene quindi alta la soglia qualitativa, si negano compromessi di ogni sorta, si diffida il neofita a meno che non sia disposto a dedicare tempo all’ascolto, tempo intimo.
Se questo è davvero il canto del cigno non so, ultimamente dubito di tutto.

8/10

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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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