Notekillers

Notekillers

Ritorna una delle prime e più influenti band del post-punk americano

di Mariangela Macocco

Nascono come un trio solo strumentale i Notekillers: gruppo americano originario di Boston e New York, possono vantare un percorso artistico di tutto rispetto, sebbene poco omogeneo e incostante. La nascita del gruppo va  collocata alla fine degli anni ’70 : fra i fan della prima ora, grazie alla pubblicazione del singolo The Zipper, spiccano, se non altro per notorietà, i Sonic Youth, influenzati, secondo le parole di Thurston Moore, proprio dalle sonorità post-punk del trio capitanato dal chitarrista David First. Una lunghissima pausa dal debutto nel 1977 al 2001: i membri della band si dedicano a sperimentazioni musicali e ad attività artistiche collaterali, fra cui la fotografia e il teatro. Poi nel 2001 la reunion, anche grazie al citato Thurston Moore che sarà presente a un acclamato show a New York e all’album We’re Here To Help, pubblicato nel 2010.

httpv://www.youtube.com/watch?v=sD4KkvuPJC4

Risale invece al giugno di quest’anno, la pubblicazione di un nuovo lavoro, presentato attraverso Bandcamp. Song and Jams vol 1 è costituito da sette tracce. A distanza di quasi 40 anni dal debutto, ogni pezzo emana un’energia straordinaria e si capisce bene come la chitarra sporca, selvaggia e a tratti frenetica di First abbia influnzato un gruppo mitico come i Sonic Youth e perché proprio i Notekillers fossero stati scelti da Sid Vicious come opening act durante il tour americano del 1977.

https://notekillers.bandcamp.com/releases

Foster, in apertura, parte subito con grandissima energia: chitarra, batteria e basso si mescolano dando vita a un classico pezzo post-punk, così come il successivo Ants. Entrambi hanno una struttura piuttosto semplice, ma l’esecuzione frenetica e a tratti rabbiosa, in particolare di First, rende il risultato imprevedibile e di grande impatto. Nella terza traccia, Missilebones, la parte cantata è lasciata alla voce duttile di Shelley Hirsch, protagonista come First della scena alternative newyorkese e che dà qui un saggio del proprio virtuosismo, passando dalle note più gravi a quelle più acute anche nella stessa strofa. Inutile dire che si tratta di una delle canzoni più interessanti dell’album, assieme a Jumper, di straordinario impatto, grazie ai suoi magnifici e interminabili riff di chitarra, scanditi da una batteria martellante.

httpv://www.youtube.com/watch?v=P4hdXA-c07g

Gli ultimi due titoli dell’album, Ring Mod 2 e Trem 7, sono anche i più lunghi: più di sette minuti nel primo caso e quasi dieci nel secondo. Sono anche i momenti dalle sonorità più sporche e sperimentali, e quindi in un certo senso sono estremamente affascinanti e si ascoltano con grande piacere e interesse per le imprevedibili soluzioni musicali che vi sono contenute, in particolare Trem 7 che impegna l’ascoltatore in impreviste variazioni sonore non di facile ricezione. Inutile dire che il risultato finale è più che positivo e ne consiglio quindi senza alcun dubbio l’ascolto.

7,5/10

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