universal daughters cover

universal daughters cover

di Antonio Vivaldi

Dice il piccolo cinico: con tutto quel che c’è da sentire in giro com’è rassicurante poter trascurare la musica ‘rock’ italiana e il suo letale connubio di provincialismo e sicumera, com’è rilassante sapere che un paio di chilometri dopo Ventimiglia, Como o Trieste il Belpaese  sonico scompare insieme a quello geografico (quello economico, invece, tutti gli europei sanno che esiste, ma non è una buona cosa).

Ultimamente però il piccolo cinico sta vedendo le sue certezze antipatriottiche scivolare sulla cera stesa da due  uscite davvero notevoli, Still Smiling di Teho Teardo e Blixa Bargeld (https://www.tomtomrock.it/recensioni/130-teho-teardo-blixa-bargeld-still-smiling-specula-records-2013.html)  e ora questo  progetto a nome Universal Daughters. In entrambi i casi si tratta di lavori assolutamente salutari per il nostro spread artistico e che per loro caratteristiche (una collaborazione italo-tedesca, un progetto internazionale) potrebbero suscitare il giusto interesse oltre confine. Why Hast Thou Forsaken Me? nasce grazie all’impegno di Marco Fasolo, pifferaio psichedelico dei Jennifer Gentle, e dell’amico-manager Marco Damiani. Fasolo ha messo insieme il supergruppo delle Figlie Universali con colleghi come Maurizio Boldrini e Alessio Gastaldello dei Mamuthones e Luca e Alberto Ferrari dei Verdena, mentre Damiani ha fatto buon uso dei contatti e degli attestati di stima esteri acquisiti nel corso degli anni. Se l’attrattiva immediata è rappresentata da un cast vocale all-star che, fra gli altri, schiera Chris Robinson (Black Crowes), Mark Arm (Mudhoney), Stan Ridgway, Baby Dee e il settuagenario psych-soulman Swamp Dogg, il senso profondo del disco sembra risiedere nell’incastro fra intento, suono e repertorio.    

Le canzoni, di provenienza in gran parte statunitense e scritte fra anni ’20 e anni ‘70 del ‘900, sono tutte legate a sentimenti e sensazioni  che possonodistruggere una persona (tipo l’essere  dimenticati persino da Dio) e, forse per questo, gli arrangiamenti tengono a bada la cupezza sotto forma di cangiante muro del suono che a volte diventa velo dai colori esotici oppure schermo psichedelico. Ed è questo ben architettato  supporto ad accentuare, ad esempio,  la bravura  di Alan Vega che evoca demoni alla Screamin’ Jay Hawkins in I Hear Voices  o di  Jarvis Cocker che in First Of May (Bee Gees pre-disco) è un crooner così suadente che uno se lo immagina persino… bello. Una menzione di merito va poi alle due cover-sfida qui presenti: Steve Wynn deve aver deciso che Psycho (scritta dal cantante country cieco Leon Payne) è già di suo abbastanza efferata – o fumettistica – da non aver bisogno della morbosità vocale in cui Elvis Costello  l’aveva a suo tempo immersa. L’ex Dream Syndicate sceglie dunque un fraseggio quasi neutro  rendendola, forse giustamente,  desolata e fatalistica.  Kangaroo (Big Star) era invece rimasta memorabile nell’aerea stesura del primo This Mortal Coil; Gavin Friday la trasforma in un lento e ampio inno che si chiude con toni quasi sussurrati.

Ce ne sarebbe a sufficienza per essere ammirati e di nuovo italofili, ma non basta ancora. Una volta saputo che le vendite di  Why Hast Thou Forsaken serviranno a sovvenzionare la Città della Speranza, fondazione che si occupa di ricerca e cura delle neoplasie infantili, il piccolo cinico dimentica del tutto di essere tale e pensa che, se avesse il denaro, organizzerebbe un concerto benefico con tutti gli artisti presenti sul disco. Poi pensa che sarebbe più bello dell’eventone del Primo Maggio.  

8,0/10

 

 

Per discuterne:

 

https://www.facebook.com/groups/282815295177433/

httpv://www.youtube.com/watch?v=FdgE95oLl0g

 

Universal Daughters – Why Hast Thou Forsaken Me?

 

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