di Antonio Vivaldi
Al pari di molti musicisti indie, James Jackson Toth/Wooden Wand è un autore eclettico e prolifico che spazia in vari ambiti del settore detto Americana. Sempre come molti suoi colleghi, anche Toth è bravo ma non bravissimo. Forse l’ecletticità gli fa perdere la capacità di mettere bene a fuoco il progetto a cui sta lavorando o forse è la scusa buona per non ammettere che il proprio talento compositivo fatica a trovare colpi d’ala. Blood Oaths of The New Blues non è certo un brutto disco di ambito più o meno weird-folk; sfoggia canzoni ampie e dilatate che vorrebbero essere arcane quanto il titolo ma che a metà strada sembrano dimenticarsi di dove vogliono andare. Allo stesso modo, la voce fatica tenere accese le luci su testi piuttosto belli a metà strada fra trasognato e fattuale. Tutto il discorso vale fino a che non si arriva al sesto brano, Southern Colorado Song, perfetto esempio di canzone epica e insieme sottotraccia, ancor più affascinante per questa capacità di essere due cose tanto diverse nel medesimo momento. A questo punto, come spesso accade, tutto l’album viene riascoltato con orecchie diverse e suona per miracolo migliore o comunque più centrato, anche se non drammatico come The Graceless Age di John Murry o visionario come Last Of The Country Gentlemen di Josh T. Pearson, tanto per citare due titoli recenti dello stesso settore.
6,5/10