DeadFathers

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Straordinario esordio per gli scozzesi Young Fathers: Dead

Ci sono termini, in musica, che possono evocare ricordi orribili: il crossover che ci fa pensare al finto rap + riff rimasticati dei Limp Bizkit o dei Linkin’ Park; oppure fusion che, ancora peggio, rinvia a brani interminabili e privi di spina dorsale. Allora, però, mancano le parole per descrivere gli Young Fathers: trio edinburghese con 2/3 di radici fra Liberia e Nigeria e con le orecchie come radar a 360°, che con Dead si inscrive nell’ambito dell’hip-hop, ma facendo proprie istanze indie e noise, durante 35 minuti che, davvero, non fanno prigionieri. L’iniziale No Way esplode nel grido “AK47 take my brethren straight to heaven” (“Ak 47 porta i miei fratelli dritti in cielo”) per continuare con percussioni stop & go sulla successiva Low.

Get Up! quasi un manifesto

Con Get Up arriva il momento più mainstream del disco, ed è ancora una grande canzone. Il rap, o meglio quasi il parlato, si alterna al cantato r’n’b, su basi evocative di tante cose pur suonando nuove. Quasi ogni brano meriterebbe una menzione e la brevità del disco ci dice che il nuovo punk va cercato proprio qui; almeno per quanti non hanno voglia di fermarsi agli schemi precostituiti. Cosa faranno in seguito, nessuno può dirlo. Ma Dead è la prima grande novità del 2014.

8,4/10

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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