Concerto: The Growlers @ Cabaret Sauvage Paris

Concerto: The Growlers @ Cabaret Sauvage (Paris

Sconosciuti forse al pubblico più mainstream, i californiani The Growlers sono senza dubbio una band apprezzata dagli appassionati di alternative e garage rock.

The Growlers: una band che cura l’immagine

Per la data parigina, lo scorso 17 novembre, hanno scelto il Cabaret Sauvage, sala fra le più trendy della città e scenario ideale per concerti fuori dagli schemi. Nessun opening act previsto in apertura di concerto. Il palco, piccolo e perfettamente visibile da ogni angolo della sala, era dunque già pronto, al mio arrivo, per la band prodotta da Julian Casablancas e dalla sua casa discografica, la Cult Records. Un set trash/chic, un po’ come la band. Luci al neon che si stagliano sullo sfondo di paesaggi da deserto californiano, fra un sogno alla David Lynch e gli anni 70. Anche il look dei componenti della band non è da meno. Ed è abbigliati come in un b-movie anni 70 che fanno il loro ingresso in scena.

Ingresso trionfale perché a dispetto della notorietà un po’ di nicchia che li precede, il Cabaret Sauvage è sold out e il pubblico che li attende francese e internazionale. Non mancano fan americani e fan europei degli Strokes e di Julian Casablancas, la cui presenza, indubitabilmente aleggia nella sala.

Al Cabaret Sauvage alternano canzoni vecchie e nuove

Il concerto si apre sulle note di Rubber And Bone dal nuovo album City Club. Il più presente in scaletta, con ben sei pezzi. Ma non mancano episodi tratti dai precedenti lavori, come la simpatica Naked Kids da Hung At Heart del 2013.   E’ un concerto allegro, brillante e scanzonato. I brani si susseguono uno dopo l’altro senza troppe pause. Molto efficaci risultano la title track  di City Club e Night Ride, una delle canzoni più significative della band, certamente fra le più apprezzate dal pubblico. Canta disinvolto come stesse sorseggiando un drink a bordo piscina il lead singer Brooks Nielsen. E la stessa disinvoltura mostrano anche gli altri componenti della band, che hanno la stessa attitudine degli Strokes. Dei quali paiono a volte un po’ l’imitazione, ma con una ventata di leggerezza anche più marcata.

Bellissime One Million Lovers e Gay Thoughts dalle venature psichedeliche. Che consentono al chitarrista Mark Taylor di fare sfoggio delle proprie doti musicali in supporto alla voce di Nielsen. Empty Bones, Someday e Big Toe chiudono il concerto. Per il pubblico hipster che affolla la sala tra i più attesi del 2016 e – parafrasando Julian Casablancas – cool della capitale francese.

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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