I migliori dischi del 2020

Ristampe e materiali d’archivio

a cura di Antonio Vivaldi

Come da qualche anno a questa parte, anche nel triste 2020  il settore ristampe & materiali d’archivio ha conosciuto grande floridezza, dove il termine ‘grande’ va comunque commisurato a un mercato di dimensioni ridotte rispetto ai fasti ’70-‘90 dello scorso secolo. C’è il circuito Record Store Day che è ormai una sottosezione a parte con prezzi (alti) a parte. Oppure ci sono le prime volte in vinile di album usciti in un’epoca in cui il vinile sembrava un geronto-formato.  Di recente sono spuntate le ristampe americane in vinile pazzesco riprese da master pazzeschi con prezzi, pure questi, pazzeschi. Poi le solite edizioni deluxe e super-deluxe e le ristampe del trentesimo, ventesimo, quarantesimo anniversario della prima uscita che dovrebbero indurre il fan a sostituire la nuova versione con quella ormai diventata obsoleta. Nemmeno si trattasse di automobili o fidanzati/e.

Il risultato è un vago senso di fastidio, anche perché l’oggetto fisico  in molti casi ha il sopravvento sulla musica in esso contenuta. Dunque il peso  dell’effimero (gadgets, manifesti , inserti fotografici) vince sull’impalpabile sostanza dei suoni e così non dovrebbe essere. Non è un caso che la ristampona cofanettata sia divenuta gadget natalizio appetibile anche da chi di musica sa molto poco. I risultati possono essere concettualmente paradossali, tipo trovare sotto l’albero di Natale una congrega di disgraziati quali i Replacements. A proposito dei quali occorre far notare polemicamente che Pleased To Meet Me esiste solo in formato lussuoso senza alternative economiche. Stesso discorso per l’ancora più costoso Archives Vol. 2 di Neil Young, con le sue 3000 copie andate esaurite in pre-order. Ma qui almeno un’edizione economica è prevista per il 2021.

A dispetto di questi piccoli fastidi, chi scorrerà i nostri Top 30 vi troverà comunque nomi fantastici, incisioni storiche, pietre miliari del rock e qualche piccolo e piacevole ritorno dall’oscurità (anche se veri tesori nascosti ormai non se ne trovano più). Talvolta il lavoro sul materiale originale dà a questo un significato diverso, una prospettiva nuova, una luminosità a lungo opacizzata. Queste sono le ristampe che davvero hanno senso.

I Top Ten delle ristampe

Si è scelto di assegnare il primo posto a To Bring You My Love – Demos di PJ Harvey perché l’aggiunta dei ‘provini’ una volta tanto non è decorativa, bensì racconta nascita, evoluzione e mutamento in corso d’opera di un album storico. Un discorso simile vale per Prince e Sign ‘O’ The Times, dove il materiale associato a quello ufficiale dimostra l’incontenibile creatività dell’artista nel suo periodo migliore. Quanto a New  York di Lou Reed, è il disco con cui l’ex Velvet Underground si trasforma da tossicomane in cantore di una città. Ed essendo quella città New York si capisce come il passaggio nella tossicomania fosse in qualche modo necessario. Una città è ancora la protagonista – e questo spiega l’ex-aequo in terza posizione –  dei Bowie Years di Iggy Pop, ovvero The Idiot e Lust For Life. Anche in questo caso musica che ha fatto (e cambiato) la storia del rock.

Forse avrebbe meritato un ulteriore ex-aequo Wildflowers & All The Rest di Tom Petty, infine riportato alla dimensione in cui l’aveva in prima istanza inteso l’artista, ovvero un doppio album. Il folk britannico variamente arrangiato è il protagonista di Sumer Is Icumen In: 60 brani di artisti noti, meno noti o del tutto sconosciuti che esplorano la connotazione ‘pagana’ di quella musica (idea bella, credibile e godibile). Trattato non benissimo in fase di recensione per una certa approssimazione nella scelta del materiale bonus, Hard Luck Stories di Richard & Linda Thompson sfodera comunque una quantità abnorme  di canzoni folk-rock meravigliose nella loro dickensiana cupezza. Di nuovo la bellezza melodica è la caratteristica di His Greatest Misses, riproposizione in vinile dell’unico Best Of di Robert Wyatt, campione indiscusso del fare molto con molto poco. The Sophtware Slump, delicato capolavoro indie di Grandaddy/ Jason Lytle, propone nella ristampa del ventennale, oltre alle solite rarità e lati B, una riedizione 2020 della scaletta originale in versione ‘lockdown’ per voce e piano. L’effetto è commovente.

Inserire in questa classifica un solo titolo jazz fa un po’ ridere, ma l’influsso sonoro e spirituale di John Coltrane sul rock è indiscutibile e Giant Steps è uno dei suoi titoli-cardine.

Gli altri 20     

Un vero Tutti Frutti, come direbbe Little Richard. Prevale il classic rock con Jimi Hendrix, Grateful Dead, Kinks, Bruce Springsteen, Rolling Stones, ma qui la quantità di titoli è enorme trattandosi del settore privilegiato dalle ristampe (i cultori sono attempati e s’immagina abbiano più soldi a disposizione rispetto ai giovani). Fatto salvo il Live in Maui, significativo perché getta nuova luce sulla bizzarra trasferta hawaiana di Hendrix, i titoli citati sono in realtà intercambiabili con diversi altri. Avremmo ad esempio potuto inserire Paranoid dei Black Sabbath o Layla di Derek & The Dominoes.  Ci si stupirà per la posizione abbastanza bassa dell’atteso Homegrown, l’album perduto di Neil Young che, per quanto interessante, perde il confronto con molti dischi del canadese (di Archives Vol. II si è detto sopra).

Procedendo avanti e indietro nel tempo, ecco scorrere ska (Specials), post-punk (Replacements, Gun Glub), folk di vario tipo (Trees, Bert Jansch, Pogues), new wave (New Order, Elvis Costello), canzone d’autore (Joni Mitchell). Qualche nome merita maggiori spiegazioni. Chi scrive, ad esempio, ha molto apprezzato la dissipatezza autoriale di Rowland S. Howard, già nei Birthday Party con Nick Cave. Anche il recupero dei Pylon (i concittadini dimenticati di di B-52’s e R.E.M.) è stato salutato con gioia dai cultori dell’indie americano. Quanto a Hidden dei These New Puritans è stupefacente come 10 anni siano bastati a trasformarlo in un fosco classico (le percussioni suonate con le catene!). Addirittura  trenta sono gli anni trascorsi dalla pubblicazione dell’unico album degli Young Marble Giants, eppure il loro minimalismo tra asettico e sentimentale continua a rimanere fascinosamente sfuggente.  Ultima segnalazione per How Sweet To Be An Idiot di Neil Innes, ironico genio con Bonzo Dog Band e Rutles e adorabile anche in questo album solita a lungo poco reperibile.

Per la musica italiana vince a mani bassa l’epico Tabula Rasa Elettrificata dei C.S.A., curiosamente ristampato in prima battuta con i premix al posto delle versioni definitive dei pezzi.

Il rock può essere morto oppure no. Fosse vera la prima ipotesi, abbiamo comunque un’infinità di cose da ascoltare e riascoltare.

PJ Harvey - To Bring You My Love Demos

1. PJ Harvey – To Bring You My Love – Demos
2. Prince – Sign ‘O’ The Times
3. Lou Reed – New York
3. Iggy Pop – The Bowie Years
5.Tom Petty – Wildflowers & All The Rest
6.Various Artists – Sumer Is Icumen Inn
7. Robert Wyatt – His Greatest Misses
8. Richard & Linda Thompson – Hard Luck Stories 1972-1982
9. John Coltrane – Giant Steps 60th Anniversary
10.Grandaddy – The Sophtware Slump 20th Anniversary Collection
11.Specials – More Specials
12. New Order – Power, Corruption & Lies (Definitive Edition)
13. The Jimi Hendrix Experience – Live In Maui
14.Miami – Gun Club
15.Elvis Costello – The Complete Armed Forces
16.The Rolling Stones – Goats Head Soup/ Bridges To Babylon/ Voodoo Lounge
17.Joni Mitchell – Archives Vol. 1: The Early Years (1963-1967)
18.Pylon – Pylon Box
19. The Kinks – Lola Versus Powerman And The Moneygoround, Part One
20.Neil Young – Homegrown/ Archives Vol. 2: 1972-1976
21.Rowland S. Howard – Teenage Snuff Film/Pop Crimes
22. The Replacements – Pleased To Meet Me
23.Young Marble Giants – Colossal Youth
24. Trees – Trees
25. Bruce Springsteen – Live In New York City
26.Grateful Dead – American Beauty
27.These New Puritans – Hidden
28. Bert Jansch – Crimson Moon
29. Neil Innes – How Sweet To Be An Idiot
30.The Pogues – BBC Sessions 1984-85

  1. Ristampa italiana
  2. C.S.I. – Tabula Rasa Elettrificata
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