Classifica 2022 TTR

I Top Tom e i Flop Tom

Album live dell’anno:

The Rolling Stones . El Mocambo 1977

Un concerto degli April Wine a Toronto con gli sconosciuti Cockroaches come gruppo di spalla. Ma non sono i Cockroaches, sono i…

Il miglior esordio:

Wu-Lu – Loggerhead

Pop contemporaneo e sperimentale, ricco di idee e  senza paura di sbagliare, anzi azzeccandoci sempre.

La canzone dell’anno:

Arctic Monkeys – The Car

Rock, pop, canzone d’autore fusi con grande naturalezza in un brano tanto sottotraccia quanto intenso.

 

Il video dell’anno:

Phoenix – Alpha Zulu

Anche la storia dell’arte è pop. Vogliamo un film intero.

Con prima menzione d’onore per:

Warhaus – Open Window

E dire che fino a 2:20 c’è solo uno che mangia un piatto di cozze…

Seconda videomenzione d’onore per:

Kendrick Lamar – We Cry Together

Scene da un matrimonio, ma in chiave non troppo bergmaniana.

 

Il testo dell’anno:

Kae Tempest – Salt Coast

Inghilterra di provincia, i poveri, i ricchi e quel clima tremendo. Tutto vividamente, drammaticamente raccontato.

La copertina migliore:

Rosalía – Motomami

Ironica, provocatoria, rombante e, inutile a dirsi, pop.

Recensione: Rosalía – Motomami

La copertina più brutta:

Dry Cleaning – Stumpwork

Un vecchio adagio sosteneva che gli inglesi non amano la saponetta. Oggi pare che la usino in modo curioso.

Dry Cleaning - Stumpwork

Potevano fare meglio:

L’atto d’amore di Bruce Springsteen per le proprie radici nere suona forzato e monocorde. Benjamin Clementine continua a non strutturare un indubbio talento barocco. Björk dovrebbe ricordare che in un album sarebbe carino ci fosse almeno una ‘canzone’. I Kasabian invece con le canzoni ci provano, ma falliscono miseramente (per non parlare dei suoni). Infine i 1975: piacciono a molti mentre a Tomtomtock sono sembrati frivoli, piacioni e di poca sostanza.

Potevano fare peggio:

Menzione d’onore per Peter Doherty, da anni sull’orlo dello sfacelo, ma che, grazie al compositore francese Frédéric Lo ha azzeccato un disco elegante, poetico e – a sorpresa – nitido. Anche gli Editors si fanno aiutare da qualcuno, in questo caso Blanck Mass, e  danno vitalità ‘industrial’ a un suono ormai standardizzato, mentre gli Suede evitano l’effetto vintage con una piacevole sterzata quasi punk. Infine i Muse dimostrano che ci può essere acume anche nel rock da stadio.

Potevano fare meglio e/o peggio:

Per qualcuno gli Arcade Fire si sono ormai venduti al rock da classifica, per altri sono geniali proprio nella loro presunta faciloneria. Probabile abbiano tutti un po’ di ragione.

 

print

TomTomRock è un web magazine di articoli, recensioni, classifiche, interviste di musica senza confini: rock, electro, indie, pop, hip-hop.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.