lia origoni

lia origoni

L’affascinante incontro fra un’anziana cantante e un giovane filmaker

Fra la fine degli anni ’30 e l’inizio degli anni ’60, Lia Origoni è una delle cantanti italiane più eclettiche. Interpreta con registro nitido ed elegante Massenet, Cole Porter, Verdi, Puccini, Modugno, Brel, la canzone napoletana e canzoni popolari di tutto il mondo. Non disdegna neppure la rivista e condivide il palco con Totò e Anna Magnani. Canta accompagnata dall’orchestra di Piero Umiliani,  è diretta da Giogio Strehler in un’allestimento dell’Aida, lavora con Paolo Poli…

lia origoni giovane

Molti anni dopo, nel 2014 Lia incontra Tore Manca. Il giovane filmaker sardo resta affascinato non tanto e non solo dal grande passato di quella signora novantacinquenne, ma dal suo presente. Da diversi anni Lia si sta infatti occupando di digitalizzare con infinita pazienza il proprio repertorio pulendolo, filtrandolo, riequalizzandolo con estrema e moderna professionalità. Nasce così un intenso e delicato documentario intitolato Lia: Music Non Stop che sceglie un interessante registro anche dal punto di vista del commento sonoro (con interventi elettronici anche sui pezzi di Lia) e che entra con gentilezza nella vita di questa donna che esce di casa pochissimo ma sa tutto del mondo. Un inno alla vita e alla possibilità di guardare al futuro sempre e comunque. Inevitabilmente incuriositi da questa storia tanto poetica, abbiamo fatto qualche domanda a Tore Manca.

Lia mostra nel film un carattere forte, se non difficile. Inizialmente ti ha accolto con diffidenza?

Mi era stata descritta come una donna molto autoritaria e precisa e, al tempo stesso, ricca di interessi e molto aperta a tutto ciò che riguarda la cultura. All’inizio ci siamo osservati con distanza, ma non mi ha mai trattato con superficialità. Una volta propostole il progetto la sua curiosità mi ha incantato. Siamo entrati in simbiosi ed è nata la magia che ci ha accompagnato e ci accompagna ancora con rispetto e passione per il nostro lavoro.

Nel film c’è solo un aneddoto riguardo alle celebrità incontrate da Lia e anche i momenti più forti della sua vita e della sua carriera (ad esempio l’abbandono delle scene ancora giovane) sono trattati per accenni. Come mai?

Io sono un video artista, arrivo dalla poesia e quello che mi interessa del mio lavoro è conoscere gli esseri umani nella loro bellezza e fragilità. Oggi è facile arricchire, o forse “impoverire”, un’opera inserendo tutto ciò che di negativo accompagna la vita di una persona. Non mi interessano le chiacchiere e tutto il mio lavoro l’ho concentrato sul suo pensiero, la sua sensibilità di donna e artista che ha rinunciato alla carriera al culmine della sua bellezza. Ha lavorato con i grandi maestri, si è esibita nei migliori teatri italiani ed europei. Lia è una donna che ha sperimentato la sua voce interpretando svariati autori con un’umiltà invidiabile. Ha rispettato con etica la sua vita e quella degli altri, perché imbrattare tutto con il nulla? A cosa serve la ricchezza d’animo se il pubblico e i media sono incuriositi dalle chiacchiere al punto da trascurare tutto ciò che di buono e bello pervade l’animo umano, Io non lo capisco, forse mancano gli argomenti durante una cena, la noia fa da padrona in questa epoca oramai al culmine del materialismo.

Il tuo approccio alla persona e all’arte di Lia è, giustamente, molto rispettoso. Qualcuno con meno sensibilità e scrupoli potrebbe tentare di sfruttare il suo lascito di canzoni?

Lia oggi ha 96 anni, quanto può durare la sua vita in questa terra io non lo so. I media la cercano incuriositi dalla sua età, ha conosciuto e vissuto il meglio ed il peggio della storia del ventesimo secolo e la sua voce, oggi sconosciuta a molti, scaldava il cuore dei soldati, Quella voce è un patrimonio irripetibile e per qualcuno è fonte di guadagno solo dopo la morte di Lia. Se oggi le parole e la musica che ha interpretato riecheggiano nell’etere, viaggiano tra i canali saturi della rete e vengono condivise tra milioni di utenti in tutto il mondo è per merito del’ suo amore per l’arte e per la vita, non grazie ai media che ostacolano la cultura e mercificano la vita di chiunque abbia una storia alle spalle.

Sei rimasto in contatto con lei dopo la fine delle riprese?

Ho un ottimo rapporto con Lia, ci sentiamo e ci aggiorniamo settimanalmente, Ogni tanto mi racconta un aneddoto nuovo, ogni tanto io le chiedo consiglio, ogni tanto ridiamo, ogni tanto parliamo della vita e della morte, del fiorir che muore lasciando che l’ultimo ricordo sia inesorabile.
Averla conosciuta mi ha arricchito e in realtà ancora non capisco in quale parte della mia vita io l’abbia incontrata. E’ interessante come le persone si conoscano ancora prima di una stretta di mano.

Lia e la musica elettronica che utilizzi nel film. Accettazione o rifiuto?

Amo la musica e non solo quella che Lia ha interpretato. Mi interessa creare del rumore all’interno del mio lavoro, mi interessa il rumore come fonte. Lia ha impiegato tanto tempo ed energia per digitalizzare i suoi brani, pulirli dai rumori di fondo, equalizzare e comprimere per poi donare il suo intero repertorio alla rete. La sua curiosità l’ha spinta a sperimentare e sperimentarsi, riascoltare alcuni dei suoi celebri brani che sono stati smantellati e allontanati dallo standard a cui siamo abituati l’ha fatta sorridere ma non inorridire, ha un’apertura contemporanea da sballo, priva di pregiudizi, pronta a confrontarsi senza preoccupazioni, Ha voluto vedere i miei lavori come video artista compreso il mio ultimo, Bioethic Vision che l’ha affascinata nonostante sia un lavoro molto difficile per chiunque conosca la videoarte.

Per finire, essendo questo un sito di musica quali sono le tue passioni soniche?

Amo la musica, come dicevo. Sono cresciuto ascoltando Klaus Schulze, la new wave, Diamanda Galas, Mertens, Nnyman, Glass, Cage… Armand Amar, Sonic Youth, Björk, l’industrial music… Kraftwerk, Chrisma, Bach, Vivaldi…. Mario Brunello, Giovanni Sollima, Kronos Quartet… Killing Joke, Bauhaus… Il il suono del mare, della terra, del corpo umano.

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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