John Vignola al 70° Festival di Sanremo.
Una versione gigante, se non gigantesca, quella del 70° Festival di Sanremo. Chilometrica nella durata, inarrivabile negli ascolti (le due cose sono strettamente collegate), in qualche modo sviluppa fino alle estreme conseguenze quella che è l’intenzione artistica delle precedenti edizioni. Intenzione che, al netto delle polemiche (un Junior Cally in più o in meno fa la differenza?), vorrebbe attraversare tutto ciò che si muove dentro una canzone in Italia, oggi. Una volontà di potenza un po’ avvilita, forse, da quello che abbiamo sentito durante la settimana festivaliera.
I brani vincitori di Sanremo 2020
Sul podio sono finiti tre pezzi decisamente, e in maniera brillante, tradizionali. Che al sottoscritto piacciano, e molto, Fai rumore di Diodato o Viceversa di Francesco Gabbani e che invece irriti la gaglioffa Ringo Starr (vedi immagine sotto il titolo del pezzo, ndr) dei Pinguini Tattici Nucleari importa poco. L’unico modo che musicisti diversissimi tra loro hanno per ‘farsi accettare’ a Sanremo è quello di trovare un barlume melodico, un’idea chiara. In altre parole, trovare un accomodamento rispetto al loro vero carattere che li renda, a tutti gli effetti, degni di una manifestazione normalizzante.
La normalizzazione sanremese
Mettiamola più semplice: accertate le buone intenzioni del direttore artistico, i cantanti in gara hanno spontaneamente tolto qualcosa di troppo ruvido (o peculiare) da loro stessi per abbracciare meglio chi, a sua volta, voleva abbracciarli. Così, per ascoltare le migliori canzoni (per esempio degli stessi Gabbani e Diodato) è meglio approfondire i loro ultimi due dischi. E per avere un’idea più completa di Junior Callly, di Rancore, persino di Anastasio sarebbe meglio ascoltare un po’ più di una sola canzone.
Ci sono, ovviamente, eccezioni (Elodie, Piero Pelù, il sempre più mannequin Achille Lauro), ma la sostanza è che sarebbe bello sentire gli artisti un po’ meno allineati quando pensano al pezzo da portare a Sanremo. Insomma si può osare di più e Amadeus forse lo sa, ma agli artisti, chi sa, questa cosa non va.
P.S. Il sottoscritto ha deliberatamente deciso di ignorare il teatrino Morgan-Bugo, perché oramai ci stanno pensando i salotti buoni o meno a spiegarlo per bene.
Sempre per mano di John Vignola potete leggere su Tomtomrock i commenti ai festival di Sanremo del 2018 e del 2019