Claudio Milano

Claudio Milano

Per presentare a chi non lo conoscesse il personaggio di Claudio Milano verrebbe la tentazione di fare mille premesse, distinguo e avvertenze, ma la tragedia per chi scrive di lui è che alla fine riuscire a cogliere tutto l’insieme delle sue esperienze e delle sue espressioni artistiche sta diventando sempre più impossibile. In più di vent’anni ha collezionato una lunga serie di pubblicazioni, spettacoli, progetti multimediali e collaborazioni tale che la lista diventerebbe illeggibile, ma è forse il modo di fotografare meglio la sua idea di arte come un continuo connubio di tradizione e sperimentazione. Non sorprende quindi che nel giro di pochi mesi di questo 2024 siano usciti ben 3 progetti in cui è coinvolto in prima persona, ma stavolta sembra che nei 3 album ci sia una sorta di filo conduttore in cui la voce, vista come strumento sia melodico che declamatorio e teatrale, è la protagonista principale.

I Sincopatici Ft. Claudio Milano – Decimo Cerchio

Lo è ad esempio nel progetto uscito a nome I Sincopatici Ft. Claudio Milano (Snowdonia), una rilettura dell’Infermo Dantesco tra suoni spettrali e voci sofferte, nata in verità come esecuzione live per accompagnare la proiezione del film  L’Inferno” del 1911 (monumentale opera dei registi Francesco Bertolini, Giuseppe De Liguoro e Adolfo Padovan). Quella di offrire spettacoli con film muti accompagnati da una composizione scritta appositamente è una specialità chiamata Cineconcerto  dei Sincopatici, trio composto da Francesca Badalini (autrice delle musiche), Andrea Grumelli e Luca Casiraghi, che hanno invitato Milano a condire con i suoi viaggi vocali in svariate ottave il tutto.

Risultato sicuramente suggestivo, con musiche pensate per 26 passi dell’opera con soluzioni molto interessanti tra elettronica e musica elettro-acustica, che ovviamente sarebbe stato bello godersi dal vivo (quella sul disco è la registrazione della performance tenutasi a Varese).

Il progetto NichelOdeon

Il secondo progetto è invece uscito a nome NichelOdeon (Snowdonia), che è uno dei nickname più usati da Claudio Milano, che condivide la paternità di Quigyat  con borda, alias di Teo Ravelli. Il disco riprende un recital tenutosi a Stradella nel 2023 (A.N.F.O.R.E. – A New Form Of European Recital), ma i due hanno poi lavorato di addizione anche in studio sfruttando il talento con l’elettronica di borda. 5 lunghi brani che sperimentano l’intreccio di suoni e voce scritti da Milano, eccezion fatta per una coraggiosa versione di  Los Pajaros Perdido di Astor Piazzolla, mentre la lunga title-track che apre il disco (con il sottotitolo di a Little Symphony For Frozen Soildiers, ma il titolo si riferisce alle aurore che per i popoli nordici sarebbero lo spirito dei bambini morti violentemente nel giorno del loro compleanno), scritta a due mani con Ravelli, vuole rappresentare gli orrori della guerra grazie ad una idea di resistenza culturale condotta attraverso la perfomance musicale e vocale. Disco sicuramente concettuale, ma con momenti musicali in cui la melodia, per quanto destrutturata alla maniera di Milano, torna a farsi evidente.

Nemo, Milano, Clemente –  Frattura, Comparsa, Dissolvenza

Il terzo e ultimo progetto è uscito in questo settembre 2024 ed è il più curioso. Il cd esce a nome di un trio di artisti, Claudio Milano ovviamente (comunque supportato ancora una volta da borda/Teo Ravelli, per l’occasione ribattezzati assieme RaMi), Alberto Nemo  e Niccolò “Whale” Clemente , entrambi pianoforte e voce, tutti e tre impegnati a personificare con la loro esecuzione una riflessione sulla perdita della capacità dell’uomo moderno di trasmettere correttamente nel tempo il proprio sapere. Alberto Nemo  apre e chiude l’opera con Frattura con la sua voce tenorile e i suoi giri di pianoforte impersonificando “Il mistico”, mentre Clemente con vocalità baritonale si intromette in Comparsa come “uomo di scienza “.

A Milano è affidata la drammaturgia della parte più emotivamente forte della sceneggiatura (Dissolvenza, canto di violazione fisica che si risolve simbolicamente in un Pater Noster) , per un’opera in 4 tempi davvero affascinante, anche qui idealmente da gustarsi come perfomance teatrale. Le note di copertina ci dicono che la registrazione è avvenuta in un ormai scomparsa pompa di benzina di Prato che fu per un certo periodo trasformata in una galleria d’arte e luogo per piccoli spettacoli. Da notare anche il bel libretto che accompagna il CD,  che spiega molto meglio di quanto possa farlo una qualsiasi recensione il senso e il sentimento che muove queste esecuzioni che sfociano in una musica d’avanguardia che rappresenta un modo di espressione tutto sommato senza tempo e slegato da qualsiasi logica di rapporto di dipendenza musicista-spettatore.

In questi tre album c’è sempre un concetto alla base di tutto, e c’è una o più voci che lo esprimono con il dolore, il pathos e anche grande tecnica. Non chiedetevi che genere siano questi tre album, immergetevi ad occhi chiusi e ve lo sveleranno loro.

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Scrive regolarmente di musica dal 1992 per varie testate e siti web di settore (Mucchio Selvaggio, Il Buscadero, Rootshighway, FilmTV). Nel 2009 il suo racconto La Pistola ha ottenuto la Menzione Speciale della Critica al Concorso Quaderni Rock del MEI. Nel 2010 ha pubblicato Rolling Vietnam – Radio-grafia di una guerra (Pacini Editore), nel 2017 il thriller Musical 80 (WLM).

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