Rino Gaetano, artista in anticipo sui tempi.
Mio fratello è figlio unico era il secondo album di Rino Gaetano. Arrivava dopo un esordio a 33 giri passato quasi del tutto inosservato – Ingresso libero di due anni prima – e un singolo di grande successo, Ma il cielo è sempre più blu – oltre centomila copie vendute nella sola estate del 1975 (numeri da capogiro se si considerano i parametri attuali) – all’epoca un 45 giri diviso in due parti e spalmato sui rispettivi lati del piccolo vinile (*).
Rino Gaetano: oblio e riscoperta
Manifesto programmatico dell’arte del cantautore di Crotone, ma romano di adozione, quel singolo diventerà, a partire dagli anni Novanta, la colonna sonora di una riscoperta alquanto tardiva, spesso cavalcata strumentalmente da una discografia ormai in crisi e dedita al raschio del barile compulsivo. Un’attenzione postuma che poco aggiungerà al valore artistico di una scheggia impazzita e spesso esclusa dal circolo dei grandi dell’epoca. Un cantautore in anticipo sui tempi, visionario nei sentimenti quotidiani, mai compreso nella sua straordinaria e profonda attualità, neanche dopo la rivalutazione.
Cantava principalmente la propria solitudine, Rino Gaetano. Con slanci irriverenti, dissacranti, appassionati, disillusi, arrabbiati come la sua voce roca e gridata con foga. Cantava il proprio disagio in una società che stava vivendo il proprio tracollo sul sentiero della modernità. Cantava se stesso, Rino, una delle voci più belle e autentiche della nostra musica.
L’esistenzialismo irriverente di Mio fratello è figlio unico
Mio fratello è figlio unico (**) figura tra i cento migliori dischi italiani di ogni tempo – per la precisione, al quattordicesimo posto – nell’elenco stilato da Rolling Stone Italia. Ma, sorvolando sulle classifiche – che lasciano il tempo che trovano e cambiano dall’oggi al domani, come gli umori dei recensori – all’epoca il 33 giri, che non durava neanche mezz’ora, creò un culto appassionato intorno al suo nome. Una piccola schiera – molto contenuta numericamente, se si considera che i suoi concerti erano pressoché deserti – che mal sopportò la sua partecipazione – imposta dalla casa discografica – al Festival di Sanremo del 1978, voltandogli le spalle e causando nell’artista una crisi depressiva, artistica ed esistenziale.
La poetica di Rino Gaetano
Mio fratello è figlio unico è un album che, suonato oggi, dimostra la sua straordinaria freschezza nei suoni, negli arrangiamenti, nella spontaneità delle liriche. Il fratello unico rispecchia la sua solitudine e la nostra, il disagio di vivere in piena coerenza, navigando i sentimenti senza cedere alle sirene del compromesso.
Berta filava è la classica canzone dell’apparente nonsense gaetaniano, Sfiorivano le viole (***) un tuffo romantico e amaro nel tempo che passa, Cogli la mia rosa d’amore un desiderio di comunicare che resta appeso a un profumo che svanisce (“E quando chi mantiene un sorriso / Cogli questo suo paradiso”), Al compleanno della zia Rosina un triste elenco di occasioni perdute o mai arrivate (“Il treno non passa ancora / Eppure io l’aspetto”).
C’è tutto il miglior Gaetano, in questo album. La sua prova discografica più convincente, anche se il grande successo di pubblico ancora non arriva. E forse, Rino, neanche lo vuole.
(*) Ma il cielo è sempre più blu verrà usato come titolo di una miniserie televisiva del 2007 dedicata a Gaetano.
(**) Mio fratello è figlio unico intitolerà un film di Daniele Lucchetti tratto dal libro Il fasciocomunista di Antonio Pennacchi.
(***) Il video associato alla canzone è così improbabile da risultare, a suo modo, intrigante. Geniali i commenti.