Paolo Benvegnù, 1965-2024

In ricordo di Paolo Benvegnù, scomparso l’ultimo giorno del 2024.

Certo, è facile, persino romantico, scrivere in ricordo di Kris Kristoffersson, John Prine o Shane MacGowan. Artisti molto amati, ma conosciuti solo nella dimensione dell’ascolto discografico o, al più, concertistico. Invece diventa quasi impossibile affrontare la tastiera quando si tratta di qualcuno che stimavi molto come musicista, che hai conosciuto di persona  e con cui avevi parlato nemmeno due mesi fa. Hai il suo numero nella rubrica del cellulare, avresti potuto chiamarlo  in ogni momento e adesso non puoi più.

Benvegnù il musicista e Paolo la persona

Era così contento Paolo Benvegnù della sua Targa Tenco, di quel riconoscimento che rappresentava un punto d’arrivo, insieme a tutte le recensioni entusiastiche di È inutile parlare d’amore. Stava quasi diventando ‘mainstream’, e se lo meritava. Anche perché Paolo era davvero alieno all’idea di compromesso commerciale, non per ideologia dell’integrità, ma perché non riusciva proprio a fare altrimenti. Non riusciva a essere diverso da quella persona sempre poetica e sempre un po’ lunare che conobbi  nel 1997 in occasione del Premio Ciampi ricevuto dagli Scisma (il suo gruppo di allora) e che ho poi  ritrovato a ogni incontro, a ogni conversazione.

Quell’intervista di un anno fa

Anche le interviste diventavano flussi di racconto in cui era difficile tenergli dietro e in cui era comunque bello perdersi. Con una certa fatica ho riletto quella che gli feci quasi un anno fa in coincidenza con l’uscita dell’album e da cui ho estratto una frase che bene lo rappresenta e ora suona quasi illeggibile: “il mio afflato è commozione e gioia. Mi sto divertendo a vivere. Questo disco è una ri-creazione”.

Non ci sarebbe da aggiungere altro se non, forse, una considerazione vagamente retorica: ieri sera, poco prima di mezzanotte, nel gran trambusto del Capodanno Rai qualcuno ha urlato a microfono aperto un “teste di c***o” rivolto non si sa bene a chi. Ecco, quel tipo di mondo sopra le righe – a volte anche divertente – continuerà ad andare avanti in schiere sempre più numerose. Invece, il meno popoloso mondo dei garbati dotati di talento (grande talento, in questo caso) ha perso una delle sue voci più belle.

print

Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

Lascia un commento!

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.