Quelle presentate di seguito sono alcune parti di “Zero a zero anche ieri ‘sto Milan qui”. Beppe Viola, giornalista sportivo e molto altro, pubblicato all’interno di Visioni di gioco – Calcio e società da una prospettiva interdisciplinare – Volume terzo, a cura di Maurizio Lupo, Antonella Emina, Igor Benati – Il Mulino, 2024, pp. 384).
Il saggio propone un ritratto di Beppe Viola (1939-1982), conosciuto soprattutto come giornalista sportivo e tele-radiocronista. Qui viene tratteggiata (pp. 295, 298, 304-306) la sua figura di autore di testi per le canzoni di Enzo Jannacci.
Il saluto al mondo di Beppe Viola
Giacomini, migliore in campo San Gennaro?». Era il pomeriggio del 17 ottobre 1982. Iniziava così l’intervista di Beppe Viola a Massimo Giacomini, allenatore del Napoli che a San Siro aveva appena pareggiato per 2 a 2 con l’Inter grazie a due miracolosi goal segnati negli ultimi spiccioli di partita. La registrazione di quell’intervista fu trasmessa la sera, durante La Domenica Sportiva. Gli spettatori, che certo riconobbero nella domanda rivolta a Giacomini lo stile tipico di Viola, fatto di guizzi, ironia e trovate geniali, non potevano immaginare di assistere alla sua ultima apparizione televisiva: proprio mentre il programma andava in onda, infatti, un’emorragia celebrale lo stava portando in quello che, secondo Gianni Brera, sarebbe diventato il suo strano paradiso: «Era nato per sentire gli angeli e invece doveva, oh porca vita, frequentare i bordelli»
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Dopo la prematura scomparsa, il ricordo di Beppe Viola sembra destinato a sbiadire rapidamente: malgrado tutto, il nostro restava un personaggio di nicchia. Nell’ultimo decennio, però, la situazione va cambiando: diversi canali video, tra cui principalmente YouTube, hanno iniziato a proporre una quantità di spezzoni di telecronache, radiocronache e interviste, mentre i suoi libri si rintracciano ormai senza troppa fatica – di recente, ad esempio, è stato ristampato L’incompiuter, a lungo irreperibile.
Come mai questo tardivo interesse? La sensazione è che la riscoperta di Viola non derivi soltanto da una qualche forma di nostalgia per un’epoca che, a torto o ragione, risulta favolosa per il costume nazionale. Al contrario, si può affermare che Beppe Viola sia entrato nel novero di coloro che hanno saputo raccontare l’Italia del secondo Novecento, usando lo sport come centro da cui irradiare lo sguardo all’intera società del Belpaese: in un calcio come quello attuale, in cui tutto è sopra le righe, ma spesso sotto la dignità, la sua figura appare sempre più come quella di un fine e irripetibile «umanista» dotato di microfono.
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Il Beppe Viola autore di canzoni
«Viola Giuseppe, grasso coautore e raffinato interprete di sketches assolutamente ridicoli». Così viene descritto Viola nelle note di copertina di Quelli che…, uno degli album più noti di Enzo Jannacci, pubblicato nel 1975. Benché il nome di Viola non compaia nei crediti, è noto il suo intervento nei testi di tre brani: Quelli che…; Vincenzina e la fabbrica; El me indirìss (*). Il primo titolo è celeberrimo e sfruttatissimo, è stato fra le altre cose la sigla del programma televisivo Quelli che… il calcio. Si tratta di una canzone/contenitore sulla crudele banalità del quotidiano, aperta a ogni possibile aggiornamento e variazione, anche estemporanei, tanto è vero che Jannacci non ha mai eseguito il brano usando le stesse parole. Ecco un frammento della versione originale:
Quelli che votano a destra perché hanno paura dei ladri
Quelli che son dentro nella merda fin qui
Quelli che non possono crederci ancora adesso che la terra è rotonda
Quelli che ti spiegano le tue idee senza fartele capire
Quelli che perdono la guerra per un pelo
Quelli che quando perde l’Inter o il Milan dicono che in fondo è solo una partita e poi vanno a casa e picchiano i figli
Quelli che l’ha detto il telegiornale
Quelli che la mafia non ci risulta
Quelli che tirano la prima pietra e dopo la seconda e la terza e la quarta e poi e poi
Diverso è il registro di Vincenzina e la fabbrica e di El me indirìss. Entrambi sono ritratti dolenti di una Milano periferica e operaia, dove le vite tirano avanti per caso e senza entusiasmo, partita di calcio domenicale compresa:
Zero a zero anche ieri ’sto Milan qui/ Sto Rivera che ormai non mi segna più
Posti e persone dove anche la nostalgia dura un attimo:
Ci ho qui un bel docüment de residénsa…/ cià via a menare! …e scaricare anca l’infansia!
Sono questi i momenti più intensi della collaborazione con Jannacci, benché Viola partecipi, stavolta da accreditato, alla stesura di canzoni come Rido, Statu quo, Tira a campà, firmata con Lina Wertmüller, Secondo te… che gusto c’è, Saxophone, Allora andiamo, Bandiera fiorentina e Cosa importa. Nel 1983, infine, in occasione dell’album Discogreve, Jannacci dedica a Viola la canzone L’amico,[…]:
Quando arrivò l’amico
Al bar della stazione
Lui volle offrir da bere
Magari per combinazione
[…]
Quando morì l’amico
Morì di dispiacere
Allora tutti a voler bere
Ma per che cosa? Che cosa?
Beppe Viola raccontato come se fosse un personaggio dei suoi stessi racconti. Un saluto commovente e ineccepibile. [n.d.A]
(*) Tale assenza non ha mai avuto spiegazioni chiare, anche se la voce di Viola risulta ben riconoscibile in un intermezzo dell’album in cui interpreta la parte di un paziente che si rivolge al medico Jannacci.
P.S. Sul primo volume di Visioni di gioco era apparso, sempre di Antonio Vivaldi, un saggio dedicato a calcio e rock inglese.