Il nuovo libro di Bruno Casini (giornalista, promoter culturale e primo manager dei Litfiba) per l’Editrice Zona porta l’esplicito sottotitolo “Viaggi gay e rock’n roll” . Percorrendo questo atipico doppio binario l’autore ci conduce in diversi luoghi del mondo visitati nel corso di quattro decenni. Vi proponiamo il capitolo dedicato a San Francisco.
San Francisco Gay Bay Area / Agosto 1989
7 agosto
Arriviamo all’aeroporto di San Francisco che è mattina presto, sta quasi albeggiando, dopo una notte insonne in volo da Londra, ho mangiatonon so quanto, ho visto due film, ho letto qualche rivista inglese,non sapevo più come ingannare il tempo, ma finalmente atterriamo.Uno dei film che ho visto è uno dei miei preferiti in assoluto ma non mi stanco mai di guardarlo, ci trovo sempre qualcosa di nuovo o di strano. Blade runner è veramente un movie generazionale, molto in sintonia con gli anni Ottanta (che stanno finendo), un futuro apocalittico in cui trionfa l’amore e la gioia di vivere, e poi c’è uno dei miei attori preferiti, Harrison Ford, con il suo sorriso ammaliante, dolce, duro, erotico.
Finalmente, dopo varie peripezie burocratiche, usciamo dall’aeroporto e prendiamo un taxi limousine che ci porterà in albergo. Alla guida c’è un uomo gigantesco, assomiglia a Barry White, gentilissimo, ci chiede se vogliamo vedere qualcosa nei monitor della macchina e subito manda un video. Rimaniamo un po’ spiazzati e increduli, è un porno gay, scene di sesso tra uomini nel deserto, tutti uomini ben messi, con fisici supersonici, muscolosi, un trionfo della carne. Questo è il benvenuto a San Francisco, e mentre guardiamo un po’ le immagini e un po’ la skyline della metropoli, il nostro autista fa sorrisi invitanti, ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa, donne, uomini, droghe, ringraziamo e finalmente scendiamo al Marriott Hotel.
Arrivo in camera e accendo la tv. Pazzesco, tutte le tv americane dedicano servizi al ventennale di Woodstock, vedo passare le immagini di Hendrix, Santana, The Who, Sly and the Family Stone, fantastico, sono a San Francisco, dove ha vissuto a lungo anche Janis Joplin. E sono completamente elettrizzato, voglio subito annusare l’odore di questa città, sono l’unico a non sentire la notte il bianco e il jet lag quindi esco per le strade di San Francisco.
Qui è successo di tutto, non si sono fatti mancare nulla, la psichedelia, il rock, la beat generation, la gay life, la contestazione giovanile, il cinema off, la letteratura, la liberazione sessuale, la sperimentazione musicale, il movimento hippy, le culture alternative, il misticismo, tutto questo mi manda in fibrillazione.
Esco dall’hotel e mi trovo davanti il negozio della Tower Records,comincio subito a comprare vinili, è uscito il nuovo album dei B52’s, bellissimo. I miei amici mi raggiungono, decidiamo di andare a mangiare qualcosa a Castro, il quartiere gay della città. Appena arrivati, sembra di entrare in un film ma qui è tutto vero, la gente passeggia o sta seduta ai caffè, le librerie espongono letteratura gay, il fornaio mette in vetrina falli di pane, ci sono i bar leather con tanti motociclisti, fiorai che fanno a gara per allestire le migliori vetrine, agenzie che vendono solo viaggi verso le mete omosex più gettonate, shop di nuovi stilisti e stiliste, alberghi per soli uomini o sole donne, ristoranti vegetariani e macrobiotici, o ristoranti solo barbecue dove si mangiano montagne di carne alla brace, negozi di dischi che mandano in continuazione Velvet Underground, Bronski Beat e Klaus Nomi, o negozi che vendono solo film gay: ma purtroppo ci sono anche tante botteghe chiuse, molti se ne sono andati con l’Aids.
Cerchiamo un posto per fare colazione. Per caso entro in un pub stile western e mi trovo in mezzo a una folla di ragazze lesbiche, mi guardano irate e mi chiedono gentilmente di uscire, scusate non ho letto il cartello “only for women”. Finalmente troviamo un caffè, ci sediamo e mangiamo qualcosa, accanto a me c’è una coppia molto macho, baffi e barbe nere, divisa rigorosamente in pelle, tatuaggi animaleschi, manette legate ai pantaloni, guanti neri, occhiali neri, stivali neri, la libertà qui a Castro è totale.
Al pomeriggio decidiamo di andare in un cinema dove si esibiscono uomini e ragazzi, spogliarelli maschili, è un posto un po’ fuori mano, ci arriviamo in taxi, a noi si uniscono due cari amici italiani che abbiamo incontrato a Castro. È un posto davvero strano, un piccolo sexy movie di periferia, entriamo ed è tutto buio, in mezzo alla sala c’è una lunga passerella, il pubblico è direi molto maturo, tanti daddy, mariti e padri di famiglia in incognito. Ci sediamo e partono gli spogliarelli, una sfilata di muscle-boy in vendita, tutti giovani, un trionfo di carne e bicipiti, c’è un grande interesse da parte del pubblico, molto arrapato, c’è chi infila banconote nei calzettoni dei ragazzi, qualcuno si precipita nel backstage per contattare la merce, ci sono dei privé dove ci si può intrattenere con i prescelti, ovviamente dietro pagamento. Mi trovo a un certo punto in mezzo a una contrattazione, sembra di essere al mercato delle vacche, basta, ce ne andiamo, ma uno di noi in questo trambusto ha perso il passaporto in sala. Coinvolgiamo la maschera che con una pila ci aiuta a cercare il documento sotto le sedie mentre decine di uomini si masturbano teneramente. Troviamo il passaporto, ringraziamo e finalmente lasciamo questo girone infernale.
Scendiamo verso la baia e attraversiamo il Golden Gate, finalmente sul ponte visto in tantissimi film, ed è veramente mastodontico, enorme, apocalittico, un mostro di ferro. Ci dirigiamo verso Sausalito, e naturalmente il pensiero va a Cristopher Isherwood e a tutti i suoi libri che mi hanno accompagnato negli ultimi anni. Sausalito è rilassante, un piccolo villaggio sulla Bay Area, da qui ammiriamo il tramonto e tutta la skyline di San Francisco, la cupa isola abbandonata di Alcatraz, una volta prigione severissima, oggi rudere solitario, ci dicono che ogni tanto ci fanno feste e leather party.
Rientriamo a San Francisco e andiamo a visitare la libreria City Lights, fondata da Lawrence Ferlinghetti, dove è nato il movimento della Beat Generation. Entrare qui è emozionante, calpestare il pavimento di legno dove sono passati tutti, da Allen Ginsberg a Gregory Corso, da William Burroughs a Jack Kerouac a Peter Orlowsky, la libreria è piccola, intima, accogliente, genuina, serena, devo dire che mi commuove.
Dopo City Lights andiamo a cena, ci dirigiamo verso il San Francisco Museum of Modern Art, sulla Van Ness Avenue, che visiteremo nei prossimi giorni, e scegliamo un ristorante, si chiama Stars, molto rendy,estremamente fashion, ceniamo all’aperto, carni grigliate, tacchino e tante verdure. Scambiamo occhiate elettriche con un pubblico molto disinibito, forse per me troppo giovane. I gestori dello Stars mi dicono che a pochi passi si trova il mitico Fillmore, il club da dove è partito tutto il movimento musicale di questa città, dove si sono esibiti Jefferson Airplane, Janis Joplin, Grateful Dead, Buffalo Springfield, pazzesco, e pare sia stato riaperto proprio poco tempo fa. Mi ritrovo nell’occhio del ciclone della controcultura americana, questa città ne ha viste di tutti i colori, penso al concerto dei Rolling Stones ad Altamont nel 1969, il free concert di Jagger e compagni, finito tragicamente. Ma la musica che ho in testa è quella dei Tuxedomoon, del loro bellissimo primo album Half Mute, penso al caro amico Steven Brown, ai suoi soggiorni fiorentini, penso ai loro concerti qui in California con Winston Tong.
Passeggiamo per San Francisco, la notte è bellissima, non abbiamo voglia di rientrare in albergo, la temperatura è gradevole, ci sediamo al Caffè Tosca e ci lasciamo andare al ritmo poetico di questa meravigliosa città finché la stanchezza non ci travolge beatamente. Andiamo a letto felici di questa bellissima giornata, mi addormento all’istante. Ma dopo alcune ore, delirio, paura, incubo, sento il letto che dondola, si muove, ondeggia, accendo la luce e vedo il lampadario che oscilla da una parte all’altra, è una bella scossa di terremoto, dalla reception dell’hotel ci dicono di star calmi, che è normale e non ci sono problemi ma io comincio ad avere ansie da cinema catastrofico.
Al mattino, al breakfast, ci comunicano che la scossa è stata davvero molto forte ma che non dobbiamo preoccuparci. Mi getto a capofitto nella colazione americana, salati, uova strapazzate, bacon, spremuta di arancia, dolci, torte al cioccolato, yogurt, frutta, muesli, formaggi e kiwi… Good morning California
httpv://www.youtube.com/watch?v=y4G3KPP1Nts
Eric Burdon & The Animals – San Franciscan Nights