Antonello Cresti e Renzo Cresti - La scomparsa della musica

Antonello Cresti e Renzo Cresti – La scomparsa della musica. Musicologia col martello. Ed. Nova Europa 2019.

Ma come, si parla di scomparsa della musica quando questa è ormai onnipresente in ogni momento della nostra quotidianità? Qualunque ambiente pubblico è ormai pervaso dalle sette note, le cuffie degli smartphone accompagnano le nostre azioni, ristoranti e negozi la tengono perennemente accesa, un flusso sonoro continuo di cui a volte percepiamo la presenza soltanto quando, con un senso quasi di liberazione, ci rendiamo conto che stiamo godendo di un raro e prezioso momento di silenzio, Cage aveva capito tutto!

 

La musica è diventata qualcosa di indistinto e informe, che l’ascoltatore non controlla più, sono altri che decidono chi e cosa dobbiamo ascoltare e anche il come. L’ascolto deve necessariamente essere distratto, superficiale, la canzone si usa e rapidamente si getta nel dimenticatoio, tanto in noi non ne è rimasto nulla. Provate a chiedere a un adolescente quale musica ascolta, quale preferisce, la maggioranza vi risponderà che gli piace tutta, proprio perché è incapace di distinguere, di avere un proprio giudizio, sono le piattaforme digitali a decidere cosa entrerà nelle sue orecchie.

Cos’è oggi la musica?

E allora si capisce bene il senso del titolo di questo brillante libro scritto a quattro mani dal saggista, musicologo e agitatore culturale Antonello Cresti e dal docente di Storia della musica del Conservatorio di Lucca, Renzo Cresti. I due sono solo omonimi e rispondono alle domande e alle sollecitazioni poste da Stefano Sissa sul ruolo e la funzione della musica nella società contemporanea. Come è cambiata nella fruizione, nella produzione, nella sua funzione sociale, culturale, politica. Cos’è oggi la musica?

Antonello Cresti e Renzo Cresti - La scomparsa della musica

La risposta di Antonello Cresti è lapidaria e in certo qual modo raggelante: «La musica mercificata di oggi è l’immagine in suoni della depressione clinica», un aspetto non secondario del dominio della merce e del consumo nell’era della globalizzazione liberista, dell’impoverimento culturale e della devastazione antropologica che trasforma gli uomini in consumatori di prodotti di mediocre, quando non pessima qualità. Ascoltiamo pessima musica perché siamo diventati marionette nelle mani di un potere invadente e onnicomprensivo che ci vuole docili strumenti in mano alle grandi corporation.

Una visione cupa dello stato della musica

Per Antonello Cresti «lo scadimento estremo delle forme musicali sta seguendo la traiettoria di un ripiegamento antropologico inarrestabile». Una visione cupa del presente che gli autori sviscerano nei molteplici aspetti dell’esperienza musicale, dal ruolo delle grandi compagnie a quello dei musicisti e del pubblico. Dall’insegnamento nelle scuole e nei conservatori alla fruizione della musica dal vivo. Dalle nuove tecnologie ai talent e alle radio, fino ai problemi legati all’insegnamento musicale nelle scuole e nei conservatori. Un’analisi che si avvale dell’apporto oltre che della musicologia e della storia della musica di discipline come sociologia, filosofia, psicologia, scienze della comunicazione, economia e che offre moltissimi spunti di riflessione a chiunque a vario titolo si occupi di musica.

La risposta di Antonello Cresti e Renzo Cresti

Ma per gli autori una via di uscita è possibile. Il libro non si limita a narrarci il presente, ma ci indica una strada, perché citando Hölderlin «là dove c’è il pericolo cresce anche ciò che ci salva». E cosa potrà salvare la musica, rimetterla al centro di una profonda elaborazione culturale che liberi l’uomo dalla sua soggezione alla dittatura del capitale e alla banalità oppressiva della musica che gira intorno?

Antonello Cresti e Renzo Cresti - La scomparsa della musica

Se l’uniformarsi al gusto imperante è la conseguenza della società liquida che ci spinge verso la povertà musicale e umana,  allora vanno ricercate e valorizzate le musiche che diano senso alla nostra vita, che sollecitino la nostra coscienza, quelle che Cresti chiama musiche altre e alle quali ha dedicato i tre preziosi volumi intitolati Solchi sperimentali. Perciò è necessario educare all’ascolto consapevole, a discernere bene, a godere e condividere le migliori esperienze musicali.

La forza della musica

La  musica ha una sua forza, lo sosteneva Platone nel Fedone, lo dimostra anche il forte legame che si stabilì negli anni Sessanta fra movimenti giovanili e musica rock. Perché, come spiega Renzo Cresti «la musica è meno rispetto alla cultura della parola, ma questo meno si rivela essere un di più, un andare direttamente al cuore e ai nervi dell’ascoltatore». E questo di più sta a noi trovarlo con spirito curioso e indocile, allora l’esperienza musicale si rivelerà ricca e piena di senso, un percorso che Antonello Cresti persegue da anni nella sua ricerca musicologica. Completano il volume gli interessanti contributi di Pino Bertelli, Giancarlo Cardini, Donella Del Monaco ed Enrica Perucchietti.

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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

Di Ignazio Gulotta

Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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