Daniele Biacchessi racconta la storia delle radio (più o meno) libere.
A introdurre Radio On di Daniele Biacchessi (Jaca Book, pp.282, euro 18) c’è una significativa frase di Bertolt Brecht: “La radio potrebbe essere per la vita pubblica il più grandioso mezzo di comunicazione che si possa immaginare, uno straordinario sistema di canali, cioè potrebbe esserlo se fosse in grado non solo di trasmettere ma anche di ricevere, non solo di far sentire qualcosa all’ascoltatore ma anche di farlo parlare, non di isolarlo ma di metterlo in relazione con altri”.
Flussi desideranti perché bisognosi di inedite aggregazioni, sentire ed ascoltare, captare. Intuire umori e stati d’animo dell’agorà, del centro, dei bordi territoriali. Eccoli qui, i ragazzi e le ragazze che imbastirono l’impresa. Mentre il giovane da incompreso diventava categoria merceologica. All’insegna della beata gioventù, della gioventù bruciata, in ebollizione (tra i ’60 e i ’70). Senza farsi mancare una gatta (voce femminile) in uno studio che scotta. Rompendo il monopolio televisivo e radiofonico di Stato. Come? Essere o non essere impresa. Impresa avventurosa per forza, fare i conti con costi e ricavi per stato di necessità (se per forza di cose devi confrontarti con il mercato).
La prima parte di Radio On: dagli anni ’70 della lotta contro la lottizzazione Rai alle web radio odierne
TV Rai, spartizione a tre. Primo canale a cattolici e conservatori, il secondo a laici e socialisti, il terzo giunto per ultimo per far contenti i rossi. Visioni: sceneggiati, varietà, Carosello, Rischiatutto e poi a letto. Patina sensoriale per lottizzazioni, la mannaia della censura. Onde radio: “Bandiera gialla” e “Per voi giovani”, tra le poche isole felici. Occhi puntati sul ballare Piper(ista) e i raduni pop. Bastano? No. Anche perché persino la rivale Radio Montecarlo finisce in tribunale. Ma siccome lo scricchiolio dell’allora presente è sempre più pauroso, ecco l’avanzare di strane nuove realtà. E non può essere solo musica. Ma casse di risonanza dei cambiamenti nella società.
Aggiornamenti: tra ciò che respinge e ciò che attrae. Le emittenti libere (e prima ancora le seminali radio pirata) come punti focali per strategie che amano bazzicare “l’eccezione”. Se nel ’74 se ne contano 150, quattro anni dopo sono almeno 2.600. Trasmettere musiche che in altri ambiti non hanno spazio, fare informazione che diviene controinformazione (ciò che gli altri non dicono, anni ’70). L’emergere delle stazioni commerciali negli ’80 (vere e proprie aziende “classiche”). L’essere in balia degli scandali (Tangentopoli) e dell’etichettata Generazione X nei ’90. Sino alle attuali web-radio sulle piattaforme digitali: tra nuove possibilità tecnologiche e gran bisogno di introiti pubblicitari (altrimenti, c’è il rischio chimera). All’autore, nella sua articolata narrazione, non sfuggono nemmeno le emittenti religiose come Radio Maria e i suoi tanti sintonizzati & fedeli.
Daniele Biacchessi dà voce ai protagonisti dell’epopea radiofonica italiana
Nella seconda parte del libro, ampio spazio agli scritti di altri diretti protagonisti. Radio Bra Onde Rosse che fu ideata da Carlo Petrini (fondatore di Slow Food). La milanese Radio Canale 96 legata a filo doppio con il Quotidiano dei Lavoratori, voce su carta di Avanguardia Operaia. Milanese anche Radio Popolare che si formò come cooperativa e che ora è un network su scala nazionale. Radio Città Futura che iniziò a trasmettere grazie ai soldi “messi dentro” dall’editore Giulio Savelli e da Renzo Rossellini (figlio del noto regista). Radio Radicale con la sua rassegna stampa quotidiana e che diede, da subito, ampio spazio ai movimenti femministi, agli omosessuali e agli obiettori di coscienza. La bolognese Radio Alice legata al foglio mao-dadaista “A/traverso” e all’ala più creativa del Movimento ’77. Radio Onda Rossa ultra-militante espressione dei comitati operai autonomi romani e tra le prime ad aprirsi alle posse, alla musica rap. La siciliana Radio Aut, quella di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia. Radio 24 tutta breaking news. L’ambientalista Lifegate arricchita dai “Rockfiles” (musica dal vivo nei rock-club e trasmessi in contemporanea) ideati da Ezio Guaitamacchi e altre ancora.
Un libro-bussola sul come orientarsi in un variopinto mondo che c’era, c’è e ci sarà. Intrattenimento, svago, informazione, palinsesti che devono stare al passo. Un affresco sonoro da leggere tra jingle pubblicitari, ritmi globali, voci amiche e identità plurime.