Il mondo di Nanni Svampa. Vita, morte e miracoli di un cantastorie, di Michele Sancisi.
Nanni Svampa è stato molte cose: attore, cantante, compositore, sceneggiatore, scrittore, traduttore, organizzatore culturale, talent scout, produttore e manager di artisti, conduttore televisivo e radiofonico, divulgatore del dialetto e della tradizione lombarda, promotore culturale, imprenditore. Si direbbe a tutti gli effetti una di quelle presone che hanno contribuito a formare un pezzo della cultura musicale (e non solo) italiana della seconda metà del ‘900. Eppure la sua figura, a quasi cinque anni dalla scomparsa, non sembra essere ricordata per quanto merita. Michele Sancisi prova riassumere le molteplici attività di una carriera lunga oltre quarant’anni in questa biografia (in uscita per i tipi di Sagoma Editore – collana Bookstage Pass), giustamente intitolata Il mondo di Nanni Svampa, perché il cantastorie milanese non fu soltanto un cantastorie, ma un artista che, attraverso molteplici iniziative culturali, seppe creare attorno a se un vero e proprio mondo. Svampa aveva provato a raccontarsi, con la sua solita ironia, nell’autobiografico Scherzi della memoria, che Sancisi utilizza come traccia, completandola e arricchendola andando a indagare nello sterminato archivio del cantautore, e con testimonianze raccolte per l’occasione tra il 2020 e il 2021.
Gli esordi e i Gufi
Ancora studente universitario, Svampa scopre la canzone popolare e inizia a scrivere le sue prime composizioni, ma la vera svolta è l’incontro con Brivio, Magni e Patruno, con cui nei primi anni sessanta darà vita ai Gufi, formazione musicale – teatrale con cui anticiperà molti tempi che esploderanno da lì a poco con il movimento del ’68. Ma Svampa non era solo “uno dei Gufi”. Già allora aveva iniziato la sua attività di studio e ricerca, da una parte nella musica popolare milanese e lombarda, studi da cui col tempo nascerà l’opera discografica in dodici volumi, Milanese – Antologia della canzone lombarda, e dall’altra la canzone francese di Georges Brassens, del quale Svampa sarà uno dei primi e più apprezzati traduttori italiani.
L’opera di Georges Brassens tradotta in milanese.
Così, quando l’onda delle contestazioni finisce e i Gufi perdono quel ruolo di avanguardia culturale conquistato sul campo iniziando a mostrare le prime crepe, Svampa è già pronto con il suo percorso autonomo con i concerti dedicati all’opera di Georges Brassens, tradotta in milanese. Intuizione questa che gli permise di mantenere tutte le sfumature dei testi del cantautore francese, non limitandosi semplicemente a tradurli in milanese, ma ambientandoli nella sua Milano. L’amore per Brassens lo porterà anche, nella sua attività di organizzatore culturale, a creare un festival internazionale nel 1991, del quale si racconta diffusamente in questa biografia, e nella traduzione dell’opera omnia del grande cantautore francese.
Il mondo di Nanni Svampa: dalla radio alla televisione
Il libro racconta anche della sua attività in radio e nelle televisioni sia nazionali che locali, dove riusciva sempre a coniugare il popolare con riferimenti più ricercati, tramandando al pubblico una cultura popolare spesso bandita dai palinsesti nazionali, così come della sua grande apertura all’ascolto e collaborazione con i tanti giovani che si avvicinavano al mondo della musica polare e a lui chiedevano consigli, riconoscendogli il ruolo di maestro. Perché Svampa, nello studio della musica e della cultura popolare, era davvero un’autorità, tanto da essere paragonato nel libro al Griot africano, con i suoi spettacoli a metà tra concerto e teatro, raccontando le sue storie, diventando, come il cantastorie che in Africa va di villaggio in villaggio, il custode di un’identità popolare.
Chiudono il volume un bel saggio dello storico della canzone d’autore Enrico de Angelis, e una corposa discografia definitiva di quarantacinque pagine a cura dello stesso con Franco Settimo, che dimostra ancora una volta la peculiarità, l’originalità e l’unicità dell’opera di Nanni Svampa.