di Antonio Vivaldi
Il concerto inizia proprio come il nuovo album del gruppo, Algiers, con la batteria di John Convertino a scandire il ritmo di Epic. Per un paio di pezzi l’impatto è un po’ attenuato, anche perché non dev’essere facilissimo mixare a dovere un suono così corposo (sette musicisti sul palco) e dare risalto alla voce bella ma non potentissima di Joey Burns. A poco a poco il gioco di incastri comincia a funzionare e prendono forma le classiche atmosfere Calexico fra deserto, bettole trasognate e occasionali crociere a Cuba. Come frontman Burns si dimostra carismatico a dispetto della sua aria da gestore di emporio anni ’50, mentre Convertino macina ritmo nel classico stile (finto?)rilassato. Se i due leader e il contrabassista Volker Zander restano fissi ai loro posti e ai loro strumenti per tutta l’esibizione, gli altri quattro si alternano con grande disinvoltura a fiati, tastiere, pedal steel e così via con un buffo via vai fra un pezzo e l’altro. Come nelle incisioni discografiche il suono spazia senza grandi soluzioni di continuità fra ritmi latini, paesaggi strumentali quasi psichedelici (Para. Painted Desert), il guizzo flamenco della cover di Alone Again Or dei Love e l’omaggio agli Yardbirds di For Your Love, unico momento appena scollacciato del concerto. A fare da amalgama c’è un approccio sereno e al tempo stesso coinvolgente, perfetto per un pubblico che per età (25-50, diciamo) , aspetto e modalità tranquillo-partecipe è in perfetta sintonia con i musicisti che ha davanti. Alla fine Burns saluta con la frase “thank you, best concert ever”. E’ probabile che lo dica tutte le sere, ma è anche probabile che tutte le sere riesca a divertirsi abbastanza.
httpv://www.youtube.com/watch?v=-CuOjbE3FSI
Calexico – For Your Love