Bruce Springsteen concerto@ Tore Sansone

Bruce Springsteen in concerto a Wembley il 25 luglio 2024.

Sono le 7.15 quando le prime gocce di acqua cadono dal grigio cielo di Londra. Quasi in contemporanea a Wembley Bruce Springsteen e la sua band di fedelissimi attaccano Lonesome Day. È tutto pronto. Si riparte dal Regno Unito. Tuttavia le voci di un boss finito si sono rincorse dal forfait milanese. È vecchio, è stanco, è acciaccato. E la sensazione che qualcosa stesse scricchiolando la ebbi anch’io dopo il live romano del Circo Massimo dello scorso anno, anche per una serie di circostanze sfavorevoli, in primo luogo la pessima location adibita ormai a eventi musicali alla moda. È con una sorta di paura di fine imminente, dunque, che scendo le scale del tempio del rock. Paura che pare difficile da scacciare. Con Seeds come secondo brano in scaletta sembra anzi quasi aumentare. Anche qui l’audio non aiuta. Che succede? Siamo a Wembley, c***o! Mi guardò intorno. Appena dietro di me provo a incrociare con lo sguardo i tecnici al mixer. Tiro su il cappuccio del giubbotto e provo almeno a ripararmi dalla pioggia. Nessuno sembra poter fare nulla. Sembra crollare tutto. Proprio qui. A Londra. A Wembley.

La E Street Band, ancora una volta

Poi però Max Weinberg parte. Picchia sul rullante. Bruce chiama il tempo. La E Street Band entra in levare su My Love Will Not Let You Down. Sì, succede proprio questo. Non c’è abbandono. Scompare tutto. Paura, tristezza, ansia. Resta una musica purissima. Potente e suggestiva. Piena di ricordi, di nostalgia, di lotta. Resta Springsteen. Faro al centro della scena. Adesso sì. Adesso si può iniziare davvero. Eccole tutte, mentre scorrono sotto il cielo di Londra, che a un tratto pare anch’esso trovare sollievo. No Surrender, Ghosts, The Promised Land. Il pubblico si scalda. Perché lì davanti c’è Bruce. È lui il fuoco. Una versione rock di Reason To Believe, poi Atlantic City e Youngstown. Così sappiamo Bruce cosa pensa. Con chi è schierato.

Non c’è tregua. Un treno che non si ferma.

Passano i minuti e poi le ore. Passa la paura. Che ora è soltanto certezza. La certezza che Springsteen e la E Street Band sono ancora il più grande spettacolo rock al mondo. Non si risparmia nessuno. Un ingranaggio ancora perfetto e perfettamente oliato. Certo Bruce non ha più la potenza vocale di un tempo e lo dimostra già soltanto il numero di coristi sul palco. Ora non strappa per rabbia, ma per necessità. Ma il vero artista è quello che sa guardare oltre i propri limiti. Bruce ha imparato a farlo benissimo. Crea un altro Springsteen, certo, ma non per questo meno vero. Diviene universale con Last Man Standing, fa i conti con la morte e col tempo che passa. E tutto il pubblico fa la stessa cosa. Poi ci riporta lungo le sue strade preferite. Backstreets, Because The Night, She’s The One. Ancora The Rising, Badlands, Thunder Road, in un trittico micidiale di rock, poesia e rabbia.

Si chiude in bellezza

E quando tutte le luci di Wembley si accendono sulla rullata di Born To Run, per la liturgia finale c’è soltanto gioia, sorrisi, lacrime. La luce resta accesa. Bobby Jean, Dancing In The Dark, Tenth Avenue Freeze-Out, Twist And Shout. Fino al saluto, quando lo illumina un unico faro. Nella notte di Wembley imbraccia l’acustica, calza l’armonica e canta I’ll See You In My Dreams. Quanti sogni hai regalato, Bruce. Quanti ne regalerai ancora?

Bruce Springsteen
@ Tore Sansone

Davanti ho un papà e una figlia. Lui, working class fino al midollo. T-shirt, jeans e scarpe da lavoro. Lei, lunghi capelli biondi, felpa e scarpe da ginnastica. Gli stessi occhi verdi di lui, ma con tanti sogni ancora da fare. Si guardano, si abbracciano, ballano e cantano insieme. In Bobby Jean, lui le dice qualcosa all’orecchio, poi si abbassa e la prende sulle spalle. Lei muove le braccia e segue Bruce. Quando il brano finisce, lui la rimette giù. Lei gli salta al collo e lo bacia sulla guancia. Nella notte, ora serena, di Wembley.

Bruce
@ Tore Sansone
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Sono nato quando uscivano Darkness on the Edge of Town, Outlandos D'Amour, Some girls e Blue Valentine. Quasi a voler mostrarmi la strada. Ora leggo, scrivo, suono e colleziono vinili.

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