Eddie Vedder - Collisioni

Eddie Vedder al Festival di Barolo, 17 giugno 2019.

Eddie Vedder - Collisioni

Premetto che non sono un fan di Eddie Vedder né dei Pearl Jam. Ho amato la colonna sonora di Into the Wild (e soprattutto il film) e alcune (poche) canzoni dei Pearl Jam. Quindi il mio reportage sarà meno esaltato di quello degli 8.500 fans convenuti sulle colline del Collisioni Festival a Barolo (biglietti a 60 euro sold-out da mesi), bellissima rassegna che prossimamente vedrà Liam Gallagher e Thom Yorke esibirsi nella piazza del paesello intitolato al re dei vini piemontesi.

Pregi (ma anche difetti) di una location suggestiva

La location è suggestiva, all’ingresso si riceve un calice di asti spumante di benvenuto, ventagli e cappelli omaggio. Ci sono diversi stand enogastronomici, pullman che fanno la spola tra i parcheggi fuori dal borgo nei campi… L’unica nota davvero negativa dell’organizzazione è stata che, alla fine, ci sono volute ben DUE ORE per raggiungere i parcheggi… Spero che le maledizioni di chi doveva alzarsi per lavorare la mattina dopo non abbiano raggiunto gli organizzatori!

Eddie Vedder artista molto amato

Eddie Vedder è amatissimo dai suoi fans, e stasera un po’ ho capito perché. E’ un musicista “onesto” e rispettabilissimo. Pur essendo una rockstar mondiale mantiene un basso profilo e una grande umiltà verso i maestri ispiratori (su tutti Tom Petty, Neil Young, The Who e i Ramones). Certo non è niente di eccelso come chitarrista, ma comunica molta passione e una fede assoluta nel potere liberatorio della musica rock fatta di chitarre più o meno rumorose e melodie/slogan da cantare in coro. Il rapporto col pubblico è da subito di grande calore e affettuosa simpatia. Le “good vibrations” sono fornite anche dalle bottiglie di Barolo che Vedder brandisce (e beve) fin dall’inizio. Alla fine in effetti era piuttosto “cotto”, farfugliante ma mai molesto o antipatico.

Eddie Vedder - Collisioni Barolo

Prima del concerto un cartellone chiede di non usare i telefoni né di fare foto e video, ma solo di godersi il concerto dal vivo. Il suggerimento è accolto dalla stragrande maggioranza dei fans, incredibile.

I tre momenti del concerto di Eddie Vedder

Il concerto è fatto di tre parti: inizia con Vedder che solo con la sua chitarra acustica mi ha “steso” con tre cover davvero emozionanti: Keep Me in Your Heart di Warren Zevon, Don’t Be Shy di Cat Stevens e You’ve Got to Hide Your Love Away dei Beatles.

Il repertorio dei Pearl Jam infiamma la serata di Collisioni

Ma il concerto a Barolo si infiamma quando arrivano i pezzi dei Pearl Jam, cantati a memoria da migliaia di fans (moltissime donne in adorazione: il Vedder ha il suo fascino evidentemente). I Am Mine, Just Breathe, Better Man, Can’t keep, Wishlist, Sometimes sono inframmezzate da cover di gran classe come Brain Damage dei Pink Floyd e Good Woman di Cat Power. Da Into The Wild vengono cantate da migliaia Society, Far Behind, Guaranteed e Hard Sun (con tanto di iceberg che si scioglie sullo sfondo).  Sentito e toccante il tributo a Tom Petty con I Won’t Back Down (beh, certo la versione di Johnny Cash è un’altra cosa…).

A metà concerto si materializza un quartetto d’archi che impreziosisce i pezzi (commovente Isn’t a Pity di George Harrison)) e propone una notevole versione strumentale di Jeremy dei Pearl Jam, con la melodia cantata a squarciagola dal pubblico. C’è poi spazio per un duetto col validissimo cantautore irlandese Glen Hansard (quello che vinse l’oscar con Once) che in precedenza aveva fatto da spalla con le sue belle canzoni, piaciute molto al pubblico (non succede spesso ai musicisti che suonano prima delle star).

Un finale in chiave rock per Eddie Vedder

Il finale è molto rock, benché sempre voce e chitarra e un pedale-grancassa: una solenne Hard Sun, Should I Stay or Should I Go dei Clash fatta con un potentissimo ukulele distorto, e infine l’inno internazionale Rocking in a Free World di Neil Young.

Avevo accompagnato con un po’ di sufficienza la moglie fan, e mi sono ricreduto: un gran bel concerto, non solo per fans dei Pearl Jam.

print

Ha iniziato ad ascoltare musica nel 1977 coi 45 giri di Clash e Sex Pistols. Primo concerto: Ramones, 1980. Nel 1983 inizia a fare musica e da allora ha suonato tutto lo scibile 'alternativo': anarcopunk, rock'n'roll, emo-pop, rock psichedelico. Ogni tanto pubblica album da solista one man band. Non si ritiene un critico musicale ma ha ascoltato e suonato talmente tanta musica che pensa di poter dire la sua, su Tomtomrock e su https://zaio.blogspot.com/.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.