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Lana Del Rey torna in Italia: cronaca dell’I-Days a Milano.

Abbiamo lasciato Lana Del Rey l’estate scorsa a Lido di Camaiore con un concerto annunciato una settimana prima e dall’esito incerto. Lo spettacolo aveva un che di precario, come se fosse stato ideato bene, ma allo stesso tempo un po’ improvvisato per la serata versiliese, nonostante il bagno di folla che l’artista americana richiama da anni.

L’enorme impatto che Lana Del Rey ha sul pop contemporaneo è ormai innegabile e chi, dodici anni fa, aveva pensato a una meteora durante il tour europeo di Born To Die, ha dovuto ricredersi. Il personaggio, costruito o meno a tavolino, oggi non fa più una piega e nonostante le prestazioni vocali della cantante statunitense non siano sempre adeguate a una star del suo livello, le si perdona tutto perché Lana Del Rey è un’icona di stile e non solo.

La scena

Settantamila persone per l’I-Days all’Ippodromo San Siro di Milano non sono cosa da poco, e i/le giovani che in un gioco di cosplayer riproducono l’immagine della “pupa del bad boy” sono la risposta alle infinite domande che Lana Del Rey suscita quando si parla di un argomento che, nel suo caso, è meglio tralasciare: il talento. Lana Del Rey si presenta sul palco con minidress color champagne, diadema floreale e stivali sparkling per cantare il suo mondo immaginato e nostalgico tra atmosfere west coast anni ’60 e storie di amori impossibili o sfortunati. Il tutto cosparso da una patina glitter che circonda il palco allestito come un giardino incantato con tanto di terrazza stile Giulietta e Romeo, addobbi floreali e grande schermo che riproduce le immagini dei video e dei momenti salienti di una carriera esplosa nel 2012.

Lana-Del-Rey

In scena, oltre agli ottimi strumentisti, una squadra tutta al femminile di ballerine e coriste che hanno impreziosito una serie di brani che sono ormai degli evergreen.

La setlist di Lana Del Rey a Milano

La scaletta non fa una piega e riassume il meglio di una carriera importante. Grandi assenti una manciata di canzoni che ci aspettavamo, Ultraviolence, Blue Jeans e Mariners Apartment Complex, che non sono state inserite per l’occasione. Si parte con Without You, West Coast e Doin’Time.

Lana Del Rey scalda i motori e sfoggia un’inaspettata padronanza della scena. Interloquisce col pubblico in estasi, simpatica e affabile ringrazia per la devozione. Partecipa poco alle coreografie  e si muove  con attenta precisione per arrivare a uno dei momenti più attesi della serata: sulle note di Summertime Sadness è chiaro che l’evento è più che riuscito. Si prosegue con Cherry, Pretty When You Cry e Ride, praticamente cantata insieme al pubblico.

Lana-Del-Rey-Milano

Lo spettacolo continua senza intoppi con Born To Die, Bartender, Chemtrails Over The Country Club, Arcadia e Did You Know That There’s a Tunnel Under Ocean BLV, qui l’apporto delle coriste è fondamentale per un finale, quasi gospel, da brividi. La prima parte del concerto si conclude dopo poco più di un’ora di spettacolo. Grande sorpresa durante il bis.

La chiusura del concerto

Lana Del Rey cambia look, abbandona ghirlanda e minigonna per un abito semilungo stavolta in strass e paillettes. Sotto una luce scarna ora ha le sembianze di una diva senza tempo e accompagnata da piano solo dà il meglio sulle note di Hope Is A Dangerous Thing for A Woman Like Me To Have, And I Have. Sempre per il gran finale arriva il momento più vivace della serata grazie a  una spumeggiante versione di A&W per chiudere, forse inaspettatamente, con Young And Beautiful. Le luci si spengono, la folla inizia un calvario che durerà ore per raggiungere i mezzi che riportano in centro città, ma il cuore è leggero e gli animi contenti: grazie a Lana Del Rey una nuova Summertime Sadness è iniziata.

Tutte le foto @ Simon J. Cripps

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Simon J. Cripps è un linguista e traduttore inglese, vive in Italia da venticinque anni. La cultura pop è la sua passione. Cresciuto a Elton John, Abba e Simon & Garfunkel oggi persevera e dichiara che i suoi “favourites” sono i Pet Shop Boys, Kate Bush, John Grant e Grace Jones. Mauro Carosio è uno dei tre cofondatori di TomTomRock.

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