Nick Cave all’Arena di Verona, 4 luglio 2022
Torrido e furioso. Due aggettivi che possono andare pari passo nella recensione dell’atteso concerto di Nick Cave & The Bad Seeds all’Arena di Verona. Il clima impazzito ha portato la città scaligera vicino ai 40° gradi fino a scatenare una piccola tromba d’aria. Di seguito, una pioggia lieve ma insistente ha ritardato l’inizio del concerto di un’ora e mezza circa, rinfrescando l’aria e rendendo sopportabile la fruizione dello spettacolo.
Un inizio complicato per Nick Cave & The Bad Seeds, ma poi…
Una volta introdotti i dodicimila spettatori nello storico monumento, il concerto ha replicato le caratteristiche del clima: torrido per la scelta della scaletta, furioso per l’incessante andirivieni, su è giù dal palco, di Cave. L’australiano si è concesso ripetuti bagni di folla, portando scompiglio nella platea vip e dedicando arrampicate più rischiose anche verso i settori meno nobili… La formidabile e monolitica macchina dei Bad Seeds, aumentata da un quartetto di coriste/i, ha ben assecondato il frontman con il suo potente muro di suoni, senza la minima esaltazione individuale, tanto che l’unico vero assolo di chitarra (courtesy of Warren Ellis) arriverà dopo la mezzanotte, durante il secondo bis, Vortex.
Il repertorio del concerto
La solida scaletta, costruita evitando brani troppo intimi, tranne l’intensa I Need You, ha permesso a Cave di dare in pasto ai leoni l’energia di brani come Tupelo, City Of Refuge o l’iniziale Get Ready For Love. Ampio spazio anche a lunghe versioni di due nuovi classici: Jubilee Street e Higgs Boson Blues. La longeva The Ship Song, i brividi di O Children (un pezzo per lui terribile, immaginiamo) e Into My Arms (cantata dall’arena intera) hanno concesso schegge di calma, con Nick seduto al piano, tra un “grazie!” e un “Vrooona!” che suonavano piuttosto sinceri, considerando le difficoltà della giornata. Come leggerete anche altrove, un concerto di Nick Cave è un’esperienza mistica, di adorazione, confessione e, in questa serata, pure di traspirazione…
Il numeroso pubblico, paziente, disciplinato e partecipe, si merita, al pari dei musicisti, una lunga standing ovation, anche perché i gradoni duri e umidi dell’Arena hanno rappresentato un ulteriore disagio, oltre al caldo, alla pioggia e alla lunga attesa in coda. Il tutto, però, è stato ben ripagato da un’esibizione molto intensa e generosa.