Paul McCartney – Got Back Tour

Il Got Back Tour di Paul McCartney arriva al WiZink Center di Madrid (9 dicembre 2024).

Siamo in fila per entrare al Wizink, organizzazione teutonica in terra iberica, molto molto meglio che i due concerti alla Defense di qualche giorno fa che, ci dicono, sono stati mal gestiti e con visibilità e audio pessimi.

Non sappiamo che aspettarci da questo Got Back Tour di Paul McCartney, dopo il rinvio in era Covid, un secolo fa, ma alla prima nota di Can’t Buy Me Love non si può che gioire della nostra poca coerenza che non ci ha fatto tener fede a quel basta mega eventi che ogni tanto proviamo a dirci e volare a Madrid.

La band

Sì, perché Paul McCartney e la sua formidabile band (gli strepitosi Rusty Anderson e Brian Ray alle chitarre, Paul Wix Wickens alle tastiere e altri mille strumenti e Abe Laboriel jr alla batteria e voce ) riescono ad esser freschi e easy al contempo trasmettendo emozioni forti e intense, che oltrepassano l’ovvia storia che rappresentano:  e questo perché, oltre al mestiere, che indubbiamente c’è, sembra Paul il primo a divertirsi,  senza cadere nel  godi popolo e nello strappalacrime.

Un Paul McCartney  in forma strepitosa per il Got Back Tour

A 83 anni il vecchio Macca mostra di crederci ancora, canta e suona (e come suona ancora quel meraviglioso basso Hofner) con un understatement sincero e perciò elegante come quando accenna a quel “pezzo che suonavo con altri tre ragazzi di Liverpool” prima di far partire Drive My Car, pezzo rock definitivo.

Repertorio ed esecuzione perfetti

Durante il concerto alterna con gusto e sapienza  pezzi dei Beatles, quelli del repertorio solista e dei Wings; si sorride felici con Getting Better, ci si commuove col solo di Blackbird, e poi I’ve Just Seen a Face, Love Me Do, Lady Madonna, la reprise di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, ci si scuote e si balla con Get Back, Jet, Band on the Run e Live and Let Die, in un tripudio di esplosioni e fuochi d’artificio degni di Bond.

E poi il respiro si spezza e gli occhi diventano lucidi quando ascolti quello struggente inno alla resa di un uomo di fronte all’amore in Maybe I’m Amazed oppure nel delicato omaggio a George Harrison, con Something, che Macca inizia con un soave ukulele, oppure nei dolci ricordi del suo vecchio amico e sodale John Lennon, con la dedica di Here Today e soprattutto con I’ve Got a Feeling (ma che meraviglia di pezzo è?) in cui alla fine viene riproposto sul ledwall il cantato di John ripreso dal rooftop concert con Paul che, spalle all’audience, col cuore è certamente lì a  Saville Road.

C’è ancora spazio per una Helter Skelter (com’era quella storia che Paul era l’anima morbida e meno rock dei Beatles?), per gli anthem Let it Be e Hey Jude, Obladì Obladà e il medley finale di Abbey Road (Golden Slumber – Carry that Weight – The End), cantati in coro da quindicimila persone di ogni età e provenienza, alcuni piangono, chi si bacia appassionatamente, chi è col padre (parecchi) a sancire, se ce ne fosse bisogno, che questa è musica ormai immortale.

Hai proprio ragione Paul:  in the end, the love you take, is equal to the love you make.

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Franco Zucchermaglio, Elena Righini, Liana Rimorini, Andrea 'Orla' Orlandini. Condividiamo la passione per la musica, per i road trip negli USA e per le bistecche che cerchiamo con cura dal Texas al Wyoming e se non si può con i BBQ in giardino nella campagna Toscana. E.. sì... scegliamo i viaggi anche dopo aver visto che concerti ci sono in giro.

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