Paul Roland in concerto a Castelfranco di Sotto (Pisa), 9 marzo 2025.
Ognuno ha i suoi preferiti. Beh, Paul Roland è uno dei miei. Sarà forse perché pubblicò i suoi dischi migliori (A Cabinet Of Curiosities e Happy Families) proprio quando cominciavo ad ascoltare musica, ad un’età in cui i dischi si amano alla follia e si imparano a memoria. Era un’epoca in cui, curiosamente, Roland in Italia godeva di una certa fama, ovviamente underground, anche perché di lui si occupavano con entusiasmo le riviste di settore. Divenne un artista di culto.
In seguito, ho cercato di non perderlo di vista, pur nella difficoltà di stare dietro alla sua proverbiale prolificità, apprezzando comunque sempre la buona – a volte ottima – qualità dei suoi lavori. Di lui mi ha sempre colpito l’indiscutibile unicità: infatti, pur tra le possibili influenze che si possono individuare (a cominciare da Marc Bolan e Syd Barrett), non ha eguali l’inconfondibile voce nasale, né quel gusto aristocratico per liriche dal piglio letterario. Fino all’ultimo parto, Morbid Beauty, pubblicato da Blue Matter, l’etichetta di Nick Saloman (Bevis Frond), che è pure una bella catarsi psichedelica.
Dal vivo Paul Roland ripropone tutto il suo mondo fantastico
L’annuncio di un suo tour italiano già mi aveva fatto drizzare le antenne e la conferma che avrebbe suonato a qualche chilometro da casa mi ha rassicurato sul fatto che, finalmente, l’avrei visto dal vivo. La piccola sala della Casa del popolo di Castelfranco di Sotto ospita il concerto, inserito nella bella rassegna “Backdoor”. Un pubblico (attempato, va detto) comincia a riempirla e molti iniziano a rivelare quel fremito tipico del fan ansioso.
Sale sul palco la band che lo accompagna (Annie Barbazza al basso, Christian Castelletti alla chitarra e Alex Canella alla batteria) e, sulle prime note, la raggiunge Paul, imbraccia la chitarra e parte Are We Not Men?. Comincia un’alternanza tra brani più recenti e classici del passato, il primo fra questi è The Crimes of Dr Cream da Duel, canzone emblematica dello stile di Roland e della sua capacità di raccontare in tre minuti una storia – vera – dal taglio horror-gotico, con un ritornello pop irresistibile. Cominciano anche i tributi ai suoi scrittori del cuore, da Edgar Allan Poe al Lovecraft di Re-animator e, più tardi, all’occultista Aleister Crowley.
Un finale travolgente
Roland passa quindi all’acustica e c’è spazio per alcuni classici come The Great Edwardian Air-Raid, Alice’s House e Wyndham Hill. Nel frattempo, la band mostra i muscoli: Barbazza ammalia ai cori e tiene, assieme a Canella, il ritmo del concerto, sul quale Castelletti, sciogliendosi pian piano, si diverte e diverte con assoli sempre più grintosi, nell’ottica di quel sano rock’n’roll di cui abbiamo sempre bisogno. Per il gran finale arrivano Mambo Jo (da White Zombie) e la mitica Werewolves of London, ma il pubblico ne vuole ancora e, nei bis, fa capolino uno dei miei brani del cuore, Gabrielle. Cosa chiedere di più, se non una stretta di mano e una firma sul cd?
Le foto sono di Michele Faliani