Sulle tracce dei Pere Ubu, ancora in gran forma in concerto al Giardino Scotto, Pisa, 18 luglio 2023.
Lo confesso: avevo perso completamente – mea maxima culpa – le tracce dei Pere Ubu, nonostante che dal 2000 in poi siano stati tutt’altro che inattivi. Lo testimoniano sette dischi in studio e un live, con una produzione che si è intensificata proprio negli ultimi dieci anni. In una calda serata di metà luglio si sono presentati sull’ampio palco del Giardino Scotto in cinque con una formazione abbastanza insolita: due chitarre – una delle quali, il bravissimo Alex Ward, si è esibito anche al clarinetto -, una batteria elettronica e un theremin suonato dalla consorte di David Thomas.
La setlist del concerto dei Pere Ubu
In più di un’ora e mezza di concerto hanno dato ovviamente ampio spazio ai brani dell’ultimo disco Trouble On Big Beat Street, tra i quali ha spiccato una “sentitissima” versione di Crocodile Smile, ma non sono mancati “richiami” ad alcuni dei brani che li hanno resi famosi fin dall’inizio della loro carriera e contenuti nell’allora acclamatissimo e “seminale” The Modern Dance. In particolare non possiamo non segnalare una commossa esecuzione di Chinese Radiation, quasi in versione talkin blues, e una The Modern Dance pressoché irriconoscibile, tanto da richiamare gli abituali stravolgimenti dylaniani. Il blues elettronico e “dadaista” dei Pere Ubu non ha perso niente della sua tragica e dirompente ironia: anzi, se possibile, il frequente stridio di un theremin usato assai poco “melodicamente” ha aggiunto ulteriore inquietudine alle sensazioni dell’ascoltatore.
David Thomas
Su tutto domina, ora come allora, la “titanica” figura di un David Thomas che, anche dalla sedia a rotelle sulla quale è ormai costretto in pianta pressoché stabile, conserva immutato – anzi, se possibile, perfino accresciuto – il suo carisma. Da sempre personalità tormentata e complessa, l’anima dei Pere Ubu ha quasi completamente perso le facoltà locomotorie, ma ha conservato intatta quella voce incredibilmente duttile che fin dall’inizio gli ha fruttato paragoni prestigiosi: capace di passare con immediatezza e nonchalance da un crooning degno di Frank Sinatra al falsetto di Marvin Gaye, fino agli urli e ai ruggiti di Howlin’ Wolf. E ha conservato anche quelle capacità di attore che gli consentono di interagire con il pubblico in modo a volte suadente a volte brusco e quasi minaccioso, come quando ha interrotto all’esordio l’esecuzione di un brano in scaletta intimando in tono minaccioso di non applaudire perché lo stesso era troppo brutto per meritare applausi e dichiarando che non lo avrebbero mai più suonato, depennandolo platealmente dalla scaletta medesima.
A questi modi perentori ha fatto però riscontro una grande disponibilità ad incontrare al termine del concerto i numerosi fans che – invogliati anche da un ricco e vario merchandising – si sono presentati in lunga fila al suo cospetto per farsi firmare cd e manifesti e farsi fotografare accanto a lui. E quando anche il sottoscritto si è presentato con i suoi cd da firmare e lo ha ringraziato con un sentito “Wonderful evening mister Thomas” gli è sfuggito un compiaciuto e riconoscente sorriso.