Peter Gabriel

Dopo anni di assenza, Peter Gabriel torna in concerto: il 23 maggio è alla Accor Arena di Parigi.

Mancava da quasi nove anni dal circuito dei live Peter Gabriel. Risalivano infatti al 2014 gli ultimi concerti in veste solista del poliedrico musicista inglese, la cui carriera senza i Genesis, band storica di cui è stato membro fondatore, non è meno folgorante di quella con Phil Collins e soci. Non serve dunque dilungarsi troppo in presentazioni. Con un nuovo album di prossima pubblicazione, i/o, e cinque tracce presentate dall’inizio dell’anno a oggi, Peter Gabriel, settantatré anni compiuti lo scorso febbraio, era dunque attessimo anche nella capitale francese, con una data andata completa in pochissime ore, subito dopo la messa in vendita dei biglietti per ottobre.

Un concerto senza preamboli per Peter Gabriel

Posti solo seduti e nessuna première partie prevista: alle 19, quando arriviamo a Bercy, troviamo, insolitamente per la sala e per le abitudini del pubblico parigino, i posti quasi interamente già occupati e una folla di spettatori di tutte le età (ma a dire il vero in stragrande maggioranza quaranta-cinquantenni) che si attarda nei corridoi e vicino agli stand del merchandising.

Peter Gabriel

Il concerto inizia verso le 8 10. Peter, che alla sua prima apparizione indossa una tuta arancione come i numerosi tecnici di scena impiegati durante il tour, prende possesso del palco e si rivolge in francese – come del resto farà per tutta la serata – ai presenti. Sono proprio i tecnici che saranno salutati e ringraziati per primi per il lavoro svolto (non insolitamente per un musicista da sempre attento alle questioni sociali e alle emergenze ambientali).

Si alternano canzoni nuove e classici

Spetta a Washing of the Water (da Up) e a Growing Up (da Us – in versione acustica – il compito di aprire le danze. I due brani ci introducono a Panopticon, la prima delle undici tracce tratte dal nuovo album, il decimo in studio del musicista inglese, lavoro dalla gestazione lunga e travagliata, la cui pubblicazione è prevista prima della fine del 2023.

Peter Gabriel Tomtomrock

Panopticon, primo estratto, è apparso in gennaio. Con Brian Eno impegnato ai sintetizzatori, a cui si aggiungono gli storici Tony Levin al basso, Manu Katché alla batteria, e David Rhodes alla chitarra ci dà bene la misura della freschezza non del tutto scontata della nuova produzione di Gabriel, che nel solco di un sound ben rodato riesce comunque a mantenere molto alta la barra della qualità compositiva. E non deludono nemmeno gli altri pezzi da i/o, a cominciare dalla bella e cupa Four Kinds of Horses o This is Home, che arriva giusto prima di Sledgehammer, brano che chiude gloriosamente la prima parte dello spettacolo, con gli astanti visibimente trascinati dalle note.

La seconda parte del concerto prevede altri brani nuovi, come la splendida The Court, Road Joy e And Still, delicata ballata dedicata da Peter Gabriel alla madre, ma sono in scaletta anche brani storici come Don’t Give Up cantata con la brava musicista–compositrice soul/jazz Aryanna Witter-Johnson impegnata nelle strofe originariamente pensate per Kate Bush. Solsbury Hill chiude ufficialmente il concerto, ma avremo diritto a due encore. Il primo, una splendida In Your Eyes e infine Biko che dal 1979 non smette di emozionare chi la ascolta. Ed è il volto di Steven Biko morto in un carcere di Pretoria nel settembre del 1977 che sarà proiettato in sala a chiudere una serata perfettamente riuscita.

Peter Gabriel

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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