Temples @ Élysée Montmartre (Paris, 24.04.2017).
I Temples si fanno apprezzare dai fans che riempiono l’Élysée Montmartre con un set che pesca tanto dal nuovo disco, Volcano, quanto dal precedente Sun Structures. Mostrano anche di avere nella dimensione live alcune carte in più, che fanno ben sperare nel loro futuro.
I Creatures aprono bene all’Élysée Montmartre.
Non era difficile profetizzare che Volcano non avrebbe avuto lo stesso successo di Sun Structures. Il disco difatti non è entrato nella top ten inglese. Ma c’è un pubblico folto stasera, ad aspettare i Temples. Ma la serata comincia intanto con un’altra band, i Creatures, che li accompagna nel tour europeo. Non sono i The Creatures di Siouxsie, e nemmeno gli assomigliano. Sono invece un quintetto inglese che propone una musica fra western, garage e psichedelia. Hanno un cantante che si fa notare, con un abito da contabile d’altri tempi e un piglio camp piuttosto esilarante, nonché una bella voce.
Anche le canzoni, che ovviamente non conosco visto che hanno solo un singolo all’attivo, sembrano carine. E insomma la mezz’ora in loro compagnia passa molto bene e magari faranno pure qualcosa di buono.
I Temples si producono in uno show vigoroso
Il cambio di scena è rapido ed ecco subito sul palco la band guidata da James Bagshaw e Thomas Warmsley. Un set di luci efficaci, una presenza scenica notevole, i quattro Temples dal vivo saltano un decennio rispetto all’ispirazione dei dischi: dagli anni ’60 ai ’70, con gli abiti glam e un piglio molto più rockettaro che poppeggiante. Si parte con All Join In e un suono saturato, persino un po’ troppo, invade la sala.
Il concerto sembra sollevarsi veramente con Sun Structures e Certainty, uno dei singoli di Volcano, ma filano benissimo anche (I Want To Be Your) Mirror, Mystery of Pop e Open Air. Prima del bel finale con l’altro singolo recente, Strange Or Be Forgotten, e poi due canzoni nel bis. Peccato per l’assenza di The Golden Throne, che la band ha scelto di escludere dalla scaletta di questo tour. Strano, dato che le canzoni dal primo e dal secondo disco sono grossomodo in equilibrio.
La dimensione live si addice ai Temples
Il suono è potente, le canzoni eseguite molto bene, da una band che evidentemente non si è risparmiata nei tour. Bagshaw e Warmsley hanno anche una bella presenza scenica, da rockstar del decennio d’oro, pur senza strafare nei gesti e negli atteggiamenti. Adam Smith e Samuel Toms accompagnano alla perfezione. La tentazione electro-pop presente su Volcano è del tutto assente, e come già detto il suono ne esce piacevolmente rinvigorito, con un piglio glam che non gli conoscevamo. Che possa divenire un’idea per il terzo album?