The The e la fabbrica della nostalgia.
Per pochi giorni a New York, cerco un concerto da vedere. Sfilano nomi e luoghi, alcuni noti altri meno. Ci sarebbe Childish Gambino al Madison Square Garden, ma i prezzi per un buon posto volano verso i 250 dollari e non sono abbastanza fan per spenderli. Per cifre accessibili si può avere un seggio appollaiato a 200 metri dal palco. Rinuncio. Ci sono poi una serie di gruppi che sembrano uscire da altre epoche. Si esibiscono gli MC5, pensavo fossero quasi tutti morti, e in effetti resta solo Wayne Kramer. Non è nemmeno il mio settore di nostalgia, visto che appartengono a una generazione precedente. E poi ci sono i The The, che ricordo dagli anni ’80 soprattutto per l’eccellente Soul Mining e per qualche singolo. Ad aumentare le loro chances c’è anche la sala: il mitico Beacon Theatre, restaurato non troppi anni orsono.
New York, Beacon Theatre, 17 settembre 2018
In effetti il Beacon Theatre è un teatro bellissimo, dall’acustica perfetta. Buona anche la visibilità probabilmente da ogni ordine di posto. Il concerto è aperto dagli XORDOX, duo composto da Foetus e JR Thirwell. Propongono musica elettronica quasi solo strumentale. Più che futuristica, piuttosto vintage, tanto per preparare alla serata.
Poco prima delle nove sono sul palco Matt Johnson e la band che lo accompagna in questo tour. Vestiti di nero, si stagliano sullo sfondo di uno schermo tutto bianco, che nel corso del concerto si colorerà di video d’epoca e più nuovi. Un set molto elegante nel complesso.
Matt Johnson e i dischi dei The The
La serata, al contrario di quanto si potrebbe pensare, pesca relativamente poco da Soul Mining e Infected, con tre brani ciascuno. Fra questi ci sono anche i più applauditi: This Is The Day, con l’hook cantato in coro, e Uncertain Smile, ma anche Heartland. Il disco al quale Matt Johnson sembra più legato è invece Dusk, del 1993, dal quale esegue ben sette brani. Incluso Love Is Stronger Than Death, dedicata all’epoca come durante il concerto alla morte del fratello Eugene, e che costituisce per chi scrive il momento più bello.
C’è posto anche per una cover di Hank Williams, I Saw The Light, in un concerto che allinea più di venti canzoni per due ore buone. Matt Johnson non ha perso la voce e interpreta bene, mentre tra un brano e l’altro presenta brevemente le canzoni. Che, al di là del riferimento scherzoso alla nostalgia, suonano ancora molto attuali sia per i testi, sospesi tra dimensione personale e commento politico, sia per il suono che è meno ‘anni ‘80’ rispetto a quello di tanti suoi contemporanei. Canzoni che invecchiano bene, come Matt Johnson e la memoria dei The The.