Una serata per conoscere due realtà giovanissime e in crescita.
Dissident!
Che la piccola folla della Maroquinerie abbia assistito alla nascita di qualcosa di importante? Non ci riferiamo ai LUH, il cui disco di esordio è stato generalmente apprezzato (anche da TTR), ma ai Dissident, annunciati pochi giorni prima del concerto come band di spalla e dei quali ben poco è dato sapere, se non che sono un quartetto di Tours, probabilmente con altre esperienze alle spalle, ma insieme da una manciata di mesi; che hanno pubblicato un singolo e che su youtube è apprezzabile una loro cover di Hotline Bling di Drake. Ma alla Maroquinerie propongono una setlist di otto brani tra house e pop, caratterizzati da una ritmica martellante (notevole il batterista), da una voce solista e molte parti corali. E soprattutto da un’immagine e una capacità di tenere la scena che in genere appartengono a band molto più scafate. Potrebbero andare veramente lontano.
LUH
Il locale si riempie però nei pochi minuti che separano la fine del concerto dei Dissident dall’ingresso dei LUH in formazione a quattro; Ellery Roberts ed Ebony Hoorn sono infatti accompagnati in tour da un batterista e da un polistrumentista. Il duo si va certamente creando un suo pubblico; il concerto non è sold out, ma nelle prime file ci sono alcuni fan che già conoscono a memoria le canzoni di Spiritual Songs For Lovers To Sing, il che dà l’impressione di una band di culto più che di vero successo. Propongono una setlist di nove canzoni senza encores per un’ora di concerto durante il quale i momenti migliori sono dati dai brani con un piglio più epico. Beneath The Concrete, Lament, soprattutto per il finale (To the powers of old, to the powers that be / You have fucked up this world but you will not fuck with me) cantato come un inno dalla band e da molti fra i presenti. Belle anche SORO e, verso la fine, Lost Under Heaven, una fra le più acclamate.
Una band ancora giovane
Ellery Roberts è una figura di musicista e militante, già nei WU LYF, e ora nei LUH; quando canta e suona la dedizione è evidente, ma allo stesso tempo non è un trascinatore: pochi sorrisi al pubblico, preferisce riservarli a Ebony, che live come in studio canta con una voce sottile non sempre in grado di sostenere un intero brano, com’è evidente su Future Blues. Rispetto ai WU LYF, la cui musica non era poi così distante da quella della nuova formazione di Roberts, dal palco proviene certo meno energia. Ma anche i LUH, in fondo, sono all’esordio, avendo suonato i primi concerti in marzo, e va invece detto che alcune delle canzoni di Spiritual Song dal vivo risultano veramente trascinanti. Alla fine, quindi, una serata per conoscere due realtà giovanissime e decisamente in crescita.