I Ceremony e gli Iceage al Batofar
Curiosa esperienza il concerto degli Iceage al Batofar. Preceduti dagli statunitensi Ceremony, che per il live sfoderano con buona vivacità il lato punk piuttosto che quello post, meglio visibile in studio. Arrivano poco dopo le nove e, come di consueto senza scambi di parole con il pubblico, attaccano Burning Head da You’re Nothing, seguita a ruota da due dei migliori brani tratti dal disco dello scorso anno: Glassy Eyed, Dormant And Veiled e The Lord’s Favorite.
L’atmosfera del Batofar
Ma al di là della prestazione, qualcosa va detta sul luogo e l’atmosfera. Per certi versi, il concerto della band danese sembra un vero e proprio tuffo nel passato. L’atmosfera è quella di un club londinese circa 1980: tutto oscuro, un soffitto bassissimo al quale Elias Ronnenfelt riesce ad aggrapparsi, un suono pastoso che rende a fatica distinguibili i brani (almeno sotto il palco: avendo seguito i Ceremony da dietro possiamo dire che funzionava meglio), insomma un vero antro cavernoso. Poi però, quando si risale la scala, ci si ritrova sul ponte di un vecchio battello (il concerto si svolge nella stiva) circondato dal Lungosenna gentile e sovrastato dalle torri imponenti della Biblioteca Nazionale. Non così punk, in fondo, o magari punk 2.0.
Gli Iceage in studio e live
Il che finisce per essere anche la fotografia del concerto. Il pubblico, giovanissimo, poga e si spintona, ma tutto sommato gentilmente. Il pubblico adulto sta prudentemente nella retroguardia. E anche la band non si sottrae a questa duplicità: tutti bravi, in particolar modo il batterista che riesce abilmente a tenere in piedi un andamento che a tratti rischierebbe di suonare un po’ sghembo. Il front man non manca di presenza e di voce, sebbene le condizioni dell’ascolto non siano, come detto, le migliori per apprezzare le sfumature. Si ribadisce ciò che avevamo già notato per il concerto dello scorso dicembre al Nouveau Casino: forse gli Iceage dovrebbero decidere cosa fare per eliminare lo stridente squilibrio tra la sala di incisione e il palco, visto che l’uscita di Ronnenfelt con i Marching Church sembrerebbe incline a confermare la direzione di Plowing In The Field Of Love. E quindi andare nel senso di una maggiore complessità strumentale. Che ad esempio gli contentirebbe di eseguire dal vivo la splendida Against The Moon, finora trascurata.
Iceage: quasi un’intervista
A fine concerto bassista e cantante si prestano volentieri a fare quattro chiacchiere. Ma anche qui, complice il tasso alcolico (il loro, il nostro…) non viene fuori nulla di troppo articolato. Contenti di essere in tour, possono fare meglio di così, strano posto per suonare. Poi la serata parigina è tiepida, e consiglia di restare quieti sulla plancia a bere un altro po’.