Molte cover e poco Lanegan, ma la voce è sempre eccellente.
Di ritorno a Parigi per il suo tour targato 2016, improntato ancor più che d’abitudine a un estremo minimalismo, Mark Lanegan ha fatto tappa ieri sera all’Alhambra, accolto con entusiasmo da un pubblico di fedelissimi, questa volta per un concerto da seduti. L’opening act, come di consueto, è stata affidato a Duke Garwood, presenza costante ai concerti del cantautore americano. Avevo avuto modo di vederlo anche in occasione del precedente tour di Lanegan e ho avuto, in un certo qual modo, conferma dei limiti dal vivo di questo simpatico cantautore che paga una produzione a tratti noiosa e ripetitiva. Certamente è più convincente la sua presenza sul palco accanto a Lanegan che in veste solista, situazione in cui riesce a mostrare tutte le sue indiscusse qualità interpretative.
L’ingresso in scena
Una entracte di venti minuti, ed ecco, in una sala quasi interamente buia e senza decorazione alcuna, fa il suo ingresso in scena Mark Lanegan. Il tour 2016 ha la peculiarità di non essere associato alla promozione di nessun album: ciò permette a Mark una grande libertà nella scelta dei brani in scaletta e, per questa ragione, accanto ai suoi più famosi e storici troviamo interessanti cover di pezzi celebri di altri interpreti. Brani di Lanegan, tuttavia, non mancano: si parte subito con una bellissima versione di One Way Street, ma ci sono anche altri cavalli di battaglia come The Gravedigger’s Song scandita da una chitarra martellante, Torn Red Heart, Phantasmagoria Blues e I Am The Wolf.
Mark Lanegan e un tuffo nel passato
Non mancano neppure cover di canzoni dell’epoca degli Screaming Trees come Where The Twain Shall Meet e bellissima, in chiusura, Halo Of Ashes. Mark parla poco, anche meno del solito, ma è in gran forma e la sua voce particolarmente intensa e profonda. E’ quindi con grande maestria che riesce a interpretare brani molto famosi di altri musicisti e di altre epoche e sensibilità spesso anche in contrasto con la sua. Non stonano per nulla, fra le altre, una struggente versione della brechtiana Mack the Knife di Kurt Weill, o You Only Live Twice che perde la sua patina bondiana per crescere in profondità e infine la raffinata Pretty Colors di Frank Sinatra. Tutti brani presenti sull’album Imitations, che è il vero protagonista di questo tour. In conclusione, un concerto di Lanegan è sempre un grande evento e quello di ieri sera non è stato da meno, nonostante abbia un po’ patito l’assenza dell’intensità delle canzoni di Mark, relegate per una volta sullo sfondo. Lo attendiamo dunque presto, magari con un suo nuovo lavoro.