di Marina Montesano
Si presenta sulla scena magro, fin troppo, con il taglio di capelli curatissimo, maglietta nera attillata e pantaloni grigi. L’eleganza mod è ancora lì, nonostante i Jam siano ormai lontanissimi e in un certo senso esclusi, come vedremo, dalla contemporaneità di Paul Weller. Con un nuovo disco, Saturn’s Pattern, in uscita fra poche settimane, il tour ne è quasi una presentazione: sei pezzi estratti dal disco verranno infatti suonati, ma su una setlist lunga venticinque canzoni.
Si comincia proprio con la nuova White Sky, si prosegue con primi brani piuttosto tirati, fra i quali spicca la vecchia Uh Huh Oh Yeah dal disco che aveva aperto la carriera solista di Weller nel 1992. Ed alla carriera solista si continua a far riferimento, visto che non sono previste riprese né dei Jam, né degli Style Council. Tuttavia, in questa sorta di greatest hits + novità che ci viene proposto, non è che manchino i classici: Above The Clouds, These City Streets e You Do Something To Me, in particolare, continuano a emozionare. E in generale, sono i momenti più soul quelli che ci paiono meglio riusciti, insieme a due dei brani più belli da Stanley Road: una versione più che convincente di Whirpool’s End a chiudere il set principale, The Changingman a concludere gli encores.
Peccato che dall’altrettanto eccellente Wake Up The Nation venga tratta soltanto 7&3 Is The Strikers Name. Sospendiamo invece il giudizio sui nuovi titoli: non sembrano poter competere con quelli appena ricordati, ma è forse opportuno attendere il disco per pronunciarsi. Weller si divide tra la chitarra e alcuni momenti al piano; la band, dove spicca il chitarrista Steve Cradock che avevamo visto sul medesimo palco con gli Specials, è potente (con batteria e percussioni) se non particolarmente inventiva; ma in diversi momenti, e soprattutto sulla già ricordata The Changingman, proprio il percussionista svolge un buon lavoro che aggiunge qualche tocco esotico rispetto all’originale.
Alla fine un bel concerto, solido nel complesso, con Paul Weller in ottima forma anche vocale, ancora in grado di convincere e a tratti di emozionare. Un po’ lo specchio tutta la sua lunga carriera.