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di Marina Montesano

La collaborazione con I Daft Punk e il successo di Happy hanno trasformato Pharrell Williams da produttore di primo piano in superstar. Solo questo spiega quattro serate di fila allo Zénith complete da tempo (per un totale di circa 24mila spettatori e nonostante i prezzi elevati) e un pubblico la cui età va dagli 8 agli ?? anni, con intere famiglie riunite per l’evento. Siamo insomma in atmosfera totalmente pop per un evento a metà strada tra concerto e spettacolo.
La serata è aperta da Cris Cab, protetto/prodotto da Pharrell, che intrattiene il pubblico per qualcosa più di mezzo’ora: Liar Liar, la canzone che l’ha reso famoso, è a dire il vero anche l’unica carina e il resto del concerto scorre fra pop e r’n’b a tinte reggae dimenticabile, includendo un’altrettanto insignificante versione di I Shot The Sheriff.

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Pharrell si fa attendere ancora per mezzo’ora, ma alle 21.30 è in scena, in alto su una pedana attorniato da musicisti e ballerine. Maglietta dei Nirvana, cappello, scarpe rosse, collane e bracciali, occhi bistrati, al personaggio non manca certo lo stile. Apre dinanze a un mare di braccia levate, la maggior parte delle quali reggono smartphone, con alcune canzoni del recente GIRL, leggero e gradevole, fra le quali Marilyn Monroe è decisamente il momento migliore.

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I musicisti sono bravi se non eccelsi, Pharrell canta bene con il suo falsetto anche se si sente l’utilizzo della traccia vocale registrata (non il playback, comunque), ormai peraltro comune in questo genere di concerti. Le scenografie belle senza mai scadere nel pacchiano o nel barocco, e Pharrell lascia spazio alle ballerine che l’accompagnano, mentre lui esce per cambiarsi; torna infatti con una maglietta di Stevie Nicks.

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Anche al pubblico lascia spazio: invita/sceglie dalle prime file ragazzi e successivamente ragazze da far salire sul palco, mentra la scaletta prevede alcune delle canzoni dei NERD, che restano le sue migliori (Rockstar, Lapdance, She Wants To Move), ma sono anche quelle su cui il pubblico pare meno sintonizzato. Pubblico però quasi interamente in piedi a ballare: anche le famiglie, anche i bambini.

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Segue un’ultima sezione di canzoni prodotte e arrivate al successo anche grazie a lui: Drop It Like It’s Hot (Snoop Dogg) per gli anni addietro, Blurred Lines (di Robin Thicke) per il presente. Poi il concerto si chiude su Get Lucky e su un registro anni luce superiore rispetto a tutto ciò che è stato proposto fino a questo momento. Non è un demerito per Pharrell, solo un merito per i Daft Punk.

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I bis prevedono una Lose Yourself To Dance purtroppo molto breve, Gust Of Wind (da GIRL) e naturalmente Happy, che chiude lo spettacolo in un mare di coriandoli da oscurare la visuale e manda tutti a casa (ovviamente) Felici.

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