di Marina Montesano
Forse Tremors non ha avuto un responso dalla critica pari alle attese che l’hanno preceduto, ma a TomTomRock il disco è sembrato bello e quindi non manca la curiosità di vedere cosa SOHN saprà farne dal vivo. In formazione a tre, con Christopher Taylor/SOHN al centro seduto alla tastiera e due strumentisti laterali, senza batteria o percussioni live, l’inizio è pacato, attingendo ai momenti più sobri del disco, che vengono resi senza particolari differenze.
La voce di SOHN è bella anche dal vivo, con un timbro non dissimile (mi perdoneranno i fans di entrambi) a quella di Justin Timberlake. E in effetti la qualità che la dimensione live e la potenza del volume sembrano mettere maggiormente in evidenza è che, sotto il vestito di elettronica che il musicista ha cucito, c’è un corpo r’n’b e soul innegabile; che poi è ciò che si può dire per musicisti contemporanei dai tratti almeno in parte comuni, qali James Blake o Chet Faker.
Verso la metà il concerto comincia a farsi più coinvolgente e, come su disco, Bloodflows è un momento di grande potenza. Anche il pubblico, inizialmente educato ma anche un po’ freddino, pare maggiormente coinvolto e accenna qualche movimento. SOHN ringrazia più volte anche se non sembra troppo interessato a interagire con i suoi fans: meglio lasciar parlare la musica.
Così dopo meno di un’ora i tre si alzano per rientrare un minuto più tardi e proporre un finale di classe con Artifice e The Wheel, durante il quale addirittura qualcuna danza. Inutile lamentarsi della breve durata: come ricorda lo stesso SOHN a un certo punto, ha solo un disco d’esordio al suo attivo, e queste non sembrano canzoni che si prestano a elaborazioni ulteriori: sono belle nella loro linearità, e lo stesso può esser detto del concerto.
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SOHN – Bloodflows
